Com'e' dunque il bambino normale? Forse si limita a mangiare, crescere e sorridere dolcemente? No, non e' affatto cosi'. Il bambino normale, se ha confidenza con la madre e il padre, supera davvero se stesso. Col tempo, sperimenta la sua capacita' di provocare scompiglio, distruggere, spaventare, logorare, devastare, ingannare e trafugare...
All'inizio, ha un assoluto bisogno di vivere in un ambiente pieno d'amore e di forza (e quindi di tolleranza) - altrimenti avra' troppa paura dei suoi stessi pensieri e delle sue fantasie per progredire nel suo sviluppo emotivo.
Donald Winnicott

giovedì 30 dicembre 2010

L'alternanza

Adesso andiamo in alternanza, quando uno ha la febbre non ce l'ha altro, e viceversa. Speriamo di uscirne domani. Nel frattempo si è rotto l'umidificatore, ed il lettore DVD. Per fortuna marito ha riparato il lettore, e possiamo goderci qualche cartone di relax. Il grande ha un sacco di compiti, ed il piccolo annoiato dalla lunga permanenza in casa pensa bene di cancellarli appena lui li ha conclusi. Abbiamo sovrasfruttato i giochi da tavolo come UNO, Otto il maialotto che fa il Botto e Minotauro della Lego. Siamo passati ai puzzle ed ai disegni. Babbo Natale, potevi anche portarci un po' di guarigione sotto l'albero invece di questo virus corazzato?
************************************************************************

mercoledì 29 dicembre 2010

Effetto a catena

Ovviamente se uno dei tuoi figli ha la febbre, il secondo se la prende di conseguenza, e così il terzo se ne hai tre, il quarto e così via. Ovviamente succede nei giorni in cui sei in ferie ed hai programmato varie attività, visite agli amici, inviti, ecc... Annulli tutto, ti chiudi in casa, ed ingoi la chiave. La tua giornata è cadenzata da aerosol, antibiotico, pranzi, merende. Man mano che passano i giorni i tuoi figli sono noiosi 39 anche se hanno 37, ed anche tu non ne puoi davvero più. Devi solo aspettare. Probabilmente passeremo anche Capodanno a casa, ma potremo comunque festeggiarlo in differita come Fantozzi. Con tanto di orchestra e trenino.
*******************************************************************

domenica 26 dicembre 2010

Ammalarsi il giorno di Natale

Ammalarsi il giorno di Natale è normale, per dei bambini. Sono come dei seguci, fiutano quando stai organizzando una vacanza o una semplice partenza e somatizzano la tua e la loro emozione con un bel febbrone. Solitamente succede che hai già preparato le valigie, non hai più niente di commestibile in casa a parte i biscotti della colazione, i negozi sono tutti chiusi per via delle festività. Il momento perfetto per una bella influenza. Bisognerebbe non dirglielo, che è Natale, o che si sta per partire. Per fortuna esistono i nonni. Ed il freezer.
Buon Natale!
**************************************************************************

giovedì 23 dicembre 2010

Ibridità

“Mamma, esistono i figli gechi?”


“Si, se la mamma ed il babbo sono dei gechi viene fuori un gechino.”

“Ma come fanno a nascere i figli gechi?”

“Te l’ho detto, da mamma e babbo geco”

“E quali sono?”

“Ti ricordi, quelli che avevamo in estate sul nostro terrazzo, simili a lucertole marroncine, che si arrampicano sulle pareti”

“Ma se mamma e babbo sono gechi nasce per forza un figlio geco? Ci sono anche i bambini gechi?”

“Non bambini geco, o bambino o geco”

“ Ma come fanno a vedere?”

“....

Intendi ciechi! I bambini ciechi, o genitori ciechi!”

“Si, gechi!”

“OK, ripartiamo da capo”

giovedì 16 dicembre 2010

Mamme elastiche contro il consumismo, e Due Culi


“Mamma mi compri qualcosa?”


“Cosa vuol dire mi compri qualcosa? O uno ha qualcosa che gli piace molto e cerca di mettere da parte i soldini per comprarlo, oppure non è che si compra tanto per comprare, non ha senso, questo non ti dà la felicità.”

“Dai mamma una pallina da un euro!”

Io odio le palline da un euro. Primo: odio la pallina, che è di plastica, solitamente non riciclabile, viene buttata dopo 3 secondi che l’hai in mano, dentro c’è un troiaio. Quindi pallina=spazzatura=inquinamento.

“No, la pallina no, piuttosto ti regalo un euro lo metti da parte e poi ci compri un bel gioco che ti piace. E poi le palline sono acchiappacitrulli, ti mettono nella galera degli acchiappacitrulli come Pinocchio”.

Dovrebbero farle davvero, le galere per acchiappacitrulli.

“Mamma non è vero...dai mi compri un acchiappacitrulli?”.

************************************************************

È mattina, ci siamo appena svegliati. Il piccolo vaga per la cucina, poi viene da me.

“Mamma guarda ho due culi!”

“Si dice sedere.”

“Ho due sederi!”

“Amore, sono le chiappe, sono due e formano il sedere.”

“No, ho due sederi, uno di qui, uno di qua, e questo taglio nel mezzo che è la fine.”

*************************************************************

giovedì 9 dicembre 2010

Caro Babbo ...

"Caro Babbo Natale, per Natale vorrei un Power Ranger rosso grande che si trasforma in leone grande e in moto grande. Per mio fratello, un Power Ranger piccolo che si trasforma in moto piccola".

L'importante tra fratelli è volersi bene.

Eventi da segnalare: Il Rigiocattolo 2010

****************************************************************

giovedì 18 novembre 2010

Dermatite atopica

Uno dei miei figli ha sofferto, quando era più piccolo, di dermatite atopica. Scordatevi di capire la causa; la medicina si limita a curarne i sintomi ed a vagliare ipotesi su qualche corrispondenza causa effetto ed una sospetta ereditarietà. La dermatite atopica si manifestò dopo lo svezzamento, per cui facemmo delle analisi del sangue, delle feci e delle urine per collegarla ad una forma allergica. Scoprimmo una allergia non troppo marcata alle proteine del latte. La dottoressa allergologa che ci seguiva all’epoca ci suggerì di provare per un periodo a seguire una dieta senza latticini, integrata con calcio, per verificarne gli effetti. Nonostante la dieta, come la dottoressa si aspettava, non notammo particolari miglioramenti sulla pelle del bimbo, che continuò ad essere molto secca alle giunture (incavo del ginocchio e del gomito), alle guance e nella zona pannolino. La dottoressa ci spiegò che la dermatite atopica si accompagna spesso con allergia alle proteine del latte, ma una dieta senza latticina non ne migliora i sintomi. Quindi riprendemmo l’alimentazione normale. Notai comunque una certa sensibilità; se esageravamo coi latticini la pelle si faceva più pruriginosa, il contatto con alimenti tipo il gelato provocava una subitanea reazione epidermica, nelle giornate fredde e secche o nei cambi di stagione l’aspetto peggiorava, mentre d’estate, con l’esposizione al sole ed il contatto col mare, la pelle diventava morbida, vellutata, e spariva quel fastidioso prurito. L’effetto prurito si presentava spesso anche la notte, interrompendo il sonno del bimbo.

Su suggerimento del medico che ci seguiva con controlli cadenzati, cercai di privilegiare tra i latticini il parmigiano stagionato almeno 20 mesi e lo yogurt. Inoltre, senza esagerare con le proibizioni, cercammo di portare avanti una dieta molto varia. Questa fu, secondo il medico, la precauzione più efficace, che comunque tutti dovremmo seguire, che aiutò il bimbo a guarire. La dermatite atopica tende infatti a scomparire con la crescita, se coadiuvata da qualche accorgimento. Un soggetto allergico tende comunque a manifestare qualche reazione eccessiva a elementi cosiddetti allergizzanti, e spesso la dermatite si trasforma col tempo in allergia alla polvere o fenomeni asmatici.

Comunque il medico ci suggerì alcuni alimenti allergizzanti da presentare con moderazione (salumi, cioccolata, fragole, kiwi, banane, pomodoro, ed altri). Inoltre usavamo molte creme, alcune a base di cortisone per le fasi acute, ma senza esagerare. Il cortisone tende infatti ad assottigliare lo strato epidermico, e se se ne abusa, a peggiorare l’irritazione cutanea. Avevamo e abbiamo altre creme molto idratanti da usare quasi quotidianamente, soprattutto nelle giornate fredde e secche, durante i cambi di stagione quando certi fenomeni si acutizzano, oppure dopo un bagno in piscina (il cloro infatti secca molto la pelle, sciacquare bene il bambino dopo la piscina ed idratare). Da evitare creme con profumi o aromatizzate, usare solo creme idratanti specifiche (Locobase Repair, Creme Bio Nike apposite, Enydrial, ed altre). Quando ancora portava il pannolino, mettevamo dei fazzoletti di cotone per evitare il contatto con la carta, ed in estate lasciavamo il bambino nudo e libero, pazienza per i pavimenti o i vestiti da lavare. Nell’estate tra i due ed i tre anni andammo tutti alle terme di Comano, in Trentino. La dottoressa ci segnò dei bagni e riuscimmo a far fare le terme al bimbo senza spendere una fucilata. Soggiornavamo a San Lorenzo in Banale, a metà tra Comano ed Andalo, dei luoghi comunque bellissimi dove trascorrere due settimane. Tra l’altro l’aria pura di montagna giova molto alla dermatite. I bagni si rivelarono molto efficaci, e la struttura è adeguata per i bambini, per cui consiglio questo tipo di terme a tutti i bambini che presentano dermatite atopica. Inoltre vengono proposti dei corsi di psicologia per i genitori. La dermatite provoca infatti un dilaniante effetto a catena: mi gratto, mi innervosisco perchè mi gratto, mi gratto ancora di più. Spesso i genitori provano l’impulso, ovviamente sbagliato, di legare i propri figli piuttosto che vederli grattare così violentemente. Così si elimina solo il sintomo e non la causa, e si colpevolizza incosciamente il bambino per il fatto che si gratti. Mantenere la calma può comunque essere difficile, sebbene sia importantissimo. Un facile accorgimento può essere quello di mantenere sempre le unghie delle mani corte e pulite, per evitare ulteriori graffi o infezioni. In casi estremi qualcuno ricorre a calzini o guanti di cotone alle mani dei bambini piccoli per evitare che si graffino troppo da soli.

Anche adesso che mio figlio è praticamente guarito, essendo comunque molto sensibile e presentando talvolto prurito ad esempio alle gambe e sulla schiena nei cambi di stagione, seguiamo comunque degli accorgimenti:

• Dieta varia

• A contatto con la pelle solo indumenti chiari e di cotone (i coloranti possono essere allergizzanti), quindi mutandine e magliettine intime chiare

• Per l’igiene quotidiana usiamo solo sapone di marsiglia puro, per il bagnetto usiamo l’Aveeno, che trovate anche al supermercato

• Abbiamo sempre a disposizione creme idratanti specifiche per la dermatite, rivolgetevi in farmacia

• Abbiamo una crema al cortisone per i momenti di grande prurito e irritazione

• Il mare e la montagna fanno benissimo per la dermatite

• In lavatrice usiamo sapone di marsiglia, pochissimo ammorbidente in quanto l’ammorbidente resta sugli indumenti, quindi deve essere di buona marca e di marsiglia. Ultimamente uso l’aceto al posto dell’ammorbidente e l’effetto è ottimo. Non temete, non resta l’odore sui vestiti.

• Mantenere le unghie delle mani corte e pulite.



All’ultimo controllo eseguimmo un prick test, che evidenziò una leggera allergia alla polvere/acari, mentre quella alle proteine del latte era sparita. Il medico mi spiegò che appunto queste forme allergiche tendono a mutare, e mi suggerì qualche altro semplice accorgimento, tipo:

• Non usare tende lunghe alle finestre

• Minimizzare il numero di peluche, soprattutto in camera da letto. I peluche si possono lavare, tenere in freezere per uccidere gli acari, aspirare con l’aspirapolvere.

• Non spolverare col bimbo in casa, altrimenti si fa un aerosol di polvere.

• Minimizzare il numero di tappeti e lavarli.



Basta, ho scritto un trattato. Spero che sia utile.

giovedì 4 novembre 2010

Le carotine


Io e mio fratello

Non ho mai portato i bimbi da Mc Donalds.
“Perchè?” mi ha chiesto il papà di un bimbo. Semplicemente perchè non è mai stato vagliato tra le scelte di posti in cui cibarsi o acquistare cibo. L’ho sempre semplicemente escluso dalle opzioni. Per motivi olfattivi suppongo (ricordo l’odore che mi disgustava quando era solo all’estero e non ancora in Italia), per motivi nutrizionali anche se ovviamente una volta ogni tanto non fa male a nessuno, ma soprattutto per motivi etici ed ecologici che incosciamente non portano i miei passi verso un fast food.
Ci siamo andati per la prima volta ieri per un compleanno. I bimbi erano ovviamente contenti di stare con altri bimbi, anche se mi hanno espresso alcune perplessità “Brutto mamma, a te piace?”. “Mamma, ma possiamo correre? Saltare?”.
Un posto anonimo scarsamente illuminato dove un compattatore di residui e involucri si spaccia per macchina ecologica. Ovviamente fa piacere il regalino dell’Happy Meal, e le patatine fritte. E dopo, stupore, le carotine! La signorina pupponacongambesecche che si occupa del compleanno arriva con un vassoio di sacchettini contenenti carote mignon, per la salute dei bambini.
Perchè si, anche loro ci tengono. Eccheccazzo!

venerdì 29 ottobre 2010

Tutti pronti per Aulin


Mio figlio piccolo la chiama la festa di Aulin, per cui da festival dell’orrore si è trasformata in casa nostra in festival analgesico. Preparativi per Aulin: far disegnare ai bimbi alcune immagini a tema, tipo un pipistrello, un fantasma, una zucca, un ombrello (scelta del grande) e dei limoni (scelta del piccolo, azzeccatissimi per Aulin), colorarli, ritagliarli ed incollarli ad un nastro. Appendere poi il tutto fuori alla porta di casa, per spaventare i vicini. Appendere un fantasma di cartone alla finestra che dà sulla strada. Prendere una zucca, svuotarla da sopra, scavare occhi e bocca e metterci dentro una candela. Poggiare tutto sul pianerottolo. Questo è ancora da fare, visto che temiamo che la zucca si ammosci o puzzi, se svuotata troppo presto.
Io e mio marito abbiamo comprato e nascosto 4 mega pacchi di caramelle per i bimbi che verranno a trovarci. Non sappiamo come organizzarci con lo scherzetto, visto che quando i miei bimbi hanno visto l’occhio ed il dito sanguinolenti di plastica sul piatto della bimba che vive accanto a noi si sono spaventati. Non vorrei che lo scherzetto se lo facessero da soli. Inoltre temo che il grande, che è timido, non osi suonare alle porte di sconosciuti per chiedere caramelle. Quindi la parte focale della festa di Aulin, quella del “dolcetto o scherzetto”, è ancora in fase di elaborazione. Se restiamo tutta la sera a casa, va bene lo stesso; qualcuno deve pur rimanere ad aprire la porta, no?

martedì 26 ottobre 2010

Progetti


Casa

“Mamma, quando io ho dieci anni, poi quanti anni compiutal?”
“Eh?”
“Quando io ho dieci anni e poi viene il compleanno, quanto anni compiutal?”
“Eh?”
Mi viene in soccorso il grande, che per fortuna traduce:
“Vuole sapere, quando avrà 10 anni e poi festeggierà il suo compleanno, quanti anni compiut ... avrà?”.
“Ahhhhhh! Grazie della traduzione. Compierà 11 anni, dopo 10 viene 11”
Il piccolo prosegue “Voglio la torta al cioccolato”.
OK, anche se non sai coniugare il verbo compiere.
=========================================================
“Mamma, te da grande cosa vuoi fare?”
Che bello, mi si aprono un sacco di orizzonti e mi sento giovane.
“Voglio fare l’insegnante, e tu?”
Il piccolo risponde “Io voglio fare velocità, e poi il maestro dei grandi”.
Mi ricordavo che voleva fare la spaccata, ora velocità.
Il grande dice la sua “Io farò il pompiere”.
Ma non era Grisù?

mercoledì 20 ottobre 2010

I bimbi stronzetti



Uno dei tanti pomeriggi passati al parco dopo la scuola, il grande gioca con alcuni suoi compagni di classe. Presta ad uno di loro, Francesco, un gioco, un piccolo personaggio di plastica. Dopo un po’ Francesco si rifiuta di restituirlo. Successivamente finge di averlo perso, ma chiaramente lo tiene nella tasca dei jeans.
Quello che avrei voluto fare: prendere a badilate il bimbo stronzetto.
Quello che ho fatto appena il grande mi ha chiesto “Mamma, non mi rivuole dare il gioco”
“Amore, fattelo ridare, oppure dillo alla sua mamma. Ha la tua solita età, dovete sbrigarvela da soli; se poi fa una cosa del genere in classe mamma non può sempre essere lì ad aiutarti”.
Risultato: il bimbo stronzetto si è tenuto il giochino, ma sono convinta che il mio grande ci penserà tre volte prima di prestargli di nuovo qualcosa.
Che cosa avreste fatto voi? Mio marito sarebbe intervenuto, io sarei intervenuta solo se mi fossi trovata nella situazione contraria, ovvero uno dei miei faceva il furbo con un altro bimbo.
Ma facciamo bene, qui in Italia, ad insegnare ai nostri figli ad essere corretti?

mercoledì 29 settembre 2010

Evidenti diversità


Astronave

Stamani ho portato i bimbi a scuola ed alla materna. Di solito invece li vado a prendere. Sembravo una locomotiva con rimorchio. Io il treno, loro il rimorchio. Ho seriamente pensato di comprargli le scarpe con le ruote, attaccarli alla cintura e portarli veloce all’ingresso dell’edificio scolastico. Soprattutto al piccolo, che indugia sui fiorellini, le bacche d’alloro e le lumache infreddolite. Mi sono fatta largo tra un agglomerato di genitori coi loro bimbi, assiepati di fronte all’ingresso a parlare, disinteressati al prescuola. Noi invece si. Noi aderiamo e paghiamo per il prescuola. Spingo il portone a spinta, saluto, lascio il grande, lo bacio, mi proietto col piccolo verso l’uscita, e osservo gli altri risalire paciosamente lo stradone verso la scuola, con il loro passo dell’obeso (anche senza essere obesi) e la camminata quasi stanca. Quelli che lavorano no, non li vedi, passano veloci come Beep Beep inseguiti dal Coyote. Lancio il piccolo nell’aula della scuola materna, poi mi pento, rientro, lo ribacio, salgo in macchina e mi appresto a percorrere 32 Km per andare al lavoro.
A proposito, Buongiorno.

venerdì 24 settembre 2010

Preparazione visita di controllo annuale del pediatra


Eroi Marvel

Prima parte, io che preparo i bimbi alla visita del pediatra
“Allora bimbi, domani pomeriggio andiamo dal pediatra, fa solamente un controllo, vi pesa, vi misura, vi guarda gola, orecchie, controlla la respirazione”
“Ci guarda anche il pisellino?”
“Si, vi guarda anche il pisellino, ma è normale, è un medico e vuole controllare che vada tutto bene. Anche mamma va da un medico che si chiama ginecologo e che le controlla la passerotta.”
Seconda parte, i bimbi parlano al babbo della visita che avranno nel pomeriggio
“Babbo, oggi andiamo dal dottore, forse ci controlla il pisellino, e anche la passerotta di mamma!”.

venerdì 17 settembre 2010

Il "mio" primo giorno di scuola


Squalo

È stato 33 anni fa.
No, non è vero, è stato ieri. Quello di 33 anni fa mi ha lasciato alcune immagini di grembiuli bianchi, fiocchi azzurri, e bimbi in lacrime in classe.
Ieri mio figlio più grande ha iniziato la scuola, col suo grembiulino nero, le scarpe da ginnastica, e lo zaino. Ha tirato sassi agli alberi con un amichetto, finchè non hanno chiamato la sua classe, l’Elefante. Si è avvicinato all’ingresso, poi hanno chiamato il suo cognome, si è voltato per avere da me conferma che fosse davvero lui, ho fatto cenno con la testa, ha sorriso ed è entrato. Mi è venuto da piangere. Eppure era un cucciolo così piccolo, mi faceva le fusa in braccio a Milano e poi ha camminato a Genova, mentre a Livorno ha imparato a nuotare. Aveva il pannolino e le gambette magre, adesso è biondo come un tedesco abbronzato e porta il 33, mi racconta le sue giornate e mi chiede quanti anni ho. E il bello ha da venire.

============================================================================

Per fortuna che ci sono i livornesi. Delle tre classi, Elefante, Tartaruga e Camaleonte, quest’ultima è stata davvero difficile da metabolizzare. Il Camaleonte, sulla bocca dei genitori, è diventato prima una lucertola, poi un geco e alla fine un ramarro. Certo se avessero scelto le classi dell’Orata, della Cernia e del Favollo sarebbe stato tutto molto più semplice.

giovedì 9 settembre 2010

Aiuto, il temporale!


Noi

Aiuto, il temporale
“Ho paura!”. Appena parte il primo tuono il piccolo si mette a piangere. Il temporale è proprio sopra di noi, fulmini e tuoni sono quasi contemporanei, e la pioggia cade scrosciando.
“I tuoni sono solo due nuvole che si scontrano, ed essendo cariche di energia fanno anche partire un fulmine. È come quando ti do un bacio (e gli do un bacio sulla guancia), faccio un grande schiocco e ti trasmetto energia ed amore”.
Non è molto convinto.
“Guarda che le nuvole sono come dei bimbi che giocano, si rincorrono, a volte si scontrano. Se proviamo a chiedergli qualcosa magari ci rispondono: ehi tu come ti chiami?”
BRRUUM
“Hai sentito, si chiama Bruno?”
Il grande comincia a divertirsi, e grida verso il cielo. Scopriamo che una nuvola si chiama Laura e sta giocando con Bruno, che tra poco andranno da un’altra parte a fare un po’ di baccano, e che si stanno divertendo un sacco. Il piccolo si diverte un po’ meno. Ha ancora quella faccia perplessa di prima, le sopracciglia in giù come chi sta per piangere, e gli occhi spauriti.

Vabbè, ci ho provato.

giovedì 26 agosto 2010

Anno sabbatico


"Io vorrei un fratellino o una sorellina, ma per ora i miei genitori non lo fanno. Eppure si asciugano allo stesso asciugamano!" (Ginevra, 9 anni)

Staccare dalla routine quotidiana, ritrovare se stessi, cavarsela da soli. Tutto questo, ed ancora di più, nei due periodi di maternità vissuti il primo parzialmente a Milano, ed il secondo a Genova.
Ho imparato che i figli ti mettono alla prova e ti scavano, ho imparato a chiacchierare col verduraio solo per scambiare due parole con un adulto, ad appoggiarmi ai vicini, a piangere per superare la stanchezza ed a ridere per esprimere la gioia, a ballare con un neonato, a farmi fare le coccole da un bimbo che ancora gattona. Ho scoperto di essere talvolta collerica, ho scoperto di essere anche molto dolce, ho scoperto che fuori casa sto meglio, ho capito che uno sculaccione serve solo a sfogare la rabbia o la delusione di un adulto. Ho perfezionato la mia organizzazione, ho rinforzato le braccia portando bambini spesa passeggini, ho imparato a distrarre, ho fatto a meno dei miei amici e dei miei genitori (tranne qualche telefonata), ho fatto a meno di mio marito per tutto il giorno (tranne molte telefonate). Ho mangiato avanzi, minimizzato le lavatrici, inventato passatempi.
Alla fine ero pronta per tornare in ufficio e riposarmi un po’.

mercoledì 4 agosto 2010

Finestre


Stella

Chissà cosa mostrano quelle piccole finestre, aperte su piccole pareti bianche smaltate. Un sorriso grande, una risata fresca, il grido di un bambino che chiama altri amici. Le corse verso una palla, o alla ricerca di un granchio, il progetto di un gioco da organizzare in compagnia, uno spintone tra fratelli.

Conservo ogni piccolo dente che cade, come fosse una stella per te, per esprimere i tuoi desideri più belli.

martedì 15 giugno 2010

I miei figli e mia nonna


Mamma annega arriva babbo e la salva

I bambini sono curiosi. Mia nonna ha molte cicatrici e molti anni. I bambini fanno domande.
“Cos’è questa?” Indicando un ginocchio.
“Sono caduta un giorno in salotto e mi sono rotta un ginocchio”. Io ero piccola e me lo ricordo. Vivevamo in una casa enorme sui canali della Venezia livornese, andavo in bici in corridoio ed in salotto tenevamo un canotto gonfiato con i remi a bordo. Forse cadde lì. E aspettò come ha sempre saputo fare, magari brontolando ed imprecando, ma aspettò che tornassimo a casa. Un’operazione e 14 punti.
“E qui?” puntando ad una lunga cicatrice sulla gamba.
“Mi ha investito quella malidetta, ed ora ho una placca di ferro mentre sul calcagno ho un chiodo”.
I bimbi ridono. Mia nonna si ricorda della grande cicatrice sulla pancia. Non si vergogna, se aveva poco pudore da giovane adesso ne ha anche meno. Si tira su il vestito e mostra una pancia bianca e tonda con una lunga riga. “M’hanno votata!”, esclama, che sembrerebbero le elezioni, invece vuole intendere che l’hanno vuotata degli organi riproduttivi. Si butta giù il vestito e continua “Insomma mi hanno levato tutto”. I bimbi sono esterrefatti e ridono, guardano mia nonna come un trofeo da esporre, sono così sorpresi che non sanno quale domanda fare per prima.
Sono convinta che se potessero la porterebbero al loro asilo e mostrerebbero agli amichetti questa bisnonna sopravvissuta a così tanti tagli. Ed a due guerre.

venerdì 11 giugno 2010

Crisi di identità


Io e mio fratello

Stamattina mio figlio, quello di 4 anni, ha esclamato: “Mamma è vero che a volte i cattivi credono di essere buoni? E che i buoni pensano di essere cattivi?”. In realtà ha espresso un concetto davvero difficile. I cattivi probabilmente, privi di coscienza e di senso del giusto, penseranno di fare bene nella loro malvagità. I buoni invece, attanagliati dal senso del dovere e della bontà, penseranno di non fare mai abbastanza nel fare bene. Nel frattempo il piccolo ha starnutito, uno starnuto da 40enne. Mi volto e lo vedo impegnato a raccogliere col ditino la saliva rimasta sulla maglietta ed a ri-infilarsela in bocca.
L’importante è comunque non perdere mai la propria identità.

giovedì 27 maggio 2010

Devi dormire!


Il Signore della Terra, del Cielo, del Fuoco, ecc. e babbo

Il sonno è uno dei problemi che si affronta con i bambini piccoli. Purtroppo spesso i bambini piccoli non dormono. O dormono di giorno. O dormono in modo interrotto. O nei momenti sbagliati, ma mai quando dovrebbero. Questo per un genitore è dilaniante. Soprattutto quando un genitore non può adattarsi agli orari dei figli per motivi familiari o di lavoro. È come vivere sempre con un casco in testa ed una visiera sporca; il mondo appare confuso, opaco, attutito.
Se volevi dormire dovevi comprati un acquario, direte voi.
Giusto.
Prima o poi comunque un genitore incontra un altro genitore che gli consiglia un libro risolutivo; “Fate la nanna”. Per me leggerlo fu illuminante, capii meglio i meccanismi del dormire. La base è imparare ad addormentarsi da soli, in quanto anche noi adulti abbiamo continui micro risvegli notturni che gestiamo riuscendo a riaddormentarci da soli quasi senza accorgersene. Se invece un bambino non impara ad addormentarsi da solo, nella sua cameretta, nel suo lettino, al suo orario, senza genitori accanto, gestire i microrisvegli può divenire difficile. Da qui il sonno interrotto. Quindi fu chiaro che lo scopo doveva essere quello di insegnare ai bimbi ad addormentarsi da soli. Provai anche a seguire i metodi da lager del libro, ma per fortuna soprattutto grazie a mio marito non siamo andati avanti in questa impresa dilaniante. Se è vero infatti che lo scopo è chiaro, il libro si presenta un po’ troppo violento sul metodo, e paragona un bambino ad un frullature senza istruzioni, appunto fornite dal libro stesso. Il paragone mi parve subito un po’ azzardato, il frullatore non ha sentimenti, né piange, né parla o ascolta o ama o soffre. Inoltre i miei bambini non hanno ancora imparato a frullare frutta e verdura.
È vero anche che un bambino che non dorme può esaurire un genitore. Poco tempo fa ho sentito la nostra vicina di casa, una bambina di circa tre anni, piangere disperata. Probabilmente i suoi genitori provavano a farla dormire da sola. Poi la voce isterica della mamma “Devi dormire!”, e chissà che non ci sia stato anche uno sbatacchione. È umano.
Qualche consiglio? Non saprei, i miei si addormentano ancora mentre leggiamo la storiella, con babbo ancora nella loro cameretta, difficilmente da soli. Provate a esclamare “Devi dormire!”, magari funziona.

lunedì 17 maggio 2010

Studiare



"Mamma, dice la maestra che più studi meno lavori"
"Si, è vero."
"Mamma, tu hai studiato tanto?"
"Si, mi sono laureata"
"E allora perchè lavori tanto?"
...
SOB

martedì 4 maggio 2010

Insetti


“Mamma, chi è il capo delle formiche?”
“La formica regina, la più grande di tutte, con le ali.”
“Mamma, chi è il capo delle api?”
“L’ape regina, la più grande”.
“Uffa, ma non tutte femmine, ci sarà anche un re!”.
“No, non c’è, l’ape regina usa il maschio solo per creare altre api”.
“Ma non valeeee, allora dove è che comanda un maschio?”.
Il piccolo stava cominciando ad agitarsi, alimentato anche dalla stanchezza del venerdì sera. Ho avuto un’ illuminazione “Il re leone, il re leone è un maschio”.
“Ma no, mamma, io non dico degli animali grandi, dico di quelli piccoli. Le zanzare?”
“Le zanzare non vivono in comunità, quindi non hanno capo. Tra gli insetti non mi viene in mente nessuno.”
“No, uffaaaaaa, un capo maschio?”
“Il moscone!”.
Ma non è piaciuto, il moscone non è un granché come capo.
Tutta colpa di questa società maschilista. Le api invece, si che sono avanti.

venerdì 23 aprile 2010

Il corpo


Gesù bambino nella culla

“Mamma cosa c’è nella minestra di verdure?”
“Patate, carote, zucca, porro, sedano, prezzemolo, finocchio, il sole per fare crescere le piante, la pioggia che le ha bagnate, la terra dove stava il seme, l’aria ed il sudore del contadino che le ha coltivate”
“Perchè dobbiamo mangiare la minestra?”
“Ci sono le vitamine per la pelle e per gli occhi, il ferro per essere forti, l’acqua per lavarvi tutto il corpo”
“Mamma perchè la pipì è gialla?”
“L’acqua che bevete lava tutto il vostro corpo ed esce un pochino sporca, come quando fate il bagnetto e rimane l’acqua sugosa nera”.
Mio figlio piccolo si è ormai fatto l’idea che il corpo sia un qualsosa di estraneo a lui stesso, qualcosa di indipendente anche se attaccato a lui. A volte mi chiede “Mamma se mangio un pezzo di carta cosa fa il corpo?” come se questo corpo, il suo corpo, fosse accanto a lui per caso.
“ Se mangi la carta ti viene il mal di pancia”
“E se vado subito dal dottore lui mi cura il corpo?”
“Si e ti guarisce”.
Comunque entrambi i bimbi hanno capito che il corpo si può modificare, migliorare, allenare. Se mangi troppi troiai oltre a venirti “il mal di pancia al corpo” diventi “ciccionito”. Puoi fare gli addominali per non avere la pancetta. Le donne si truccano per essere più carine e si pettinano i capelli per nascondere alcuni difetti. Loro adorano il burro di cacao, ed amano curiosare nella mia borsetta dei trucchi.
Quando stamattina la cugina sedicenne si è presentata a colazione spettinata e senza trucco il grande ha esclamato “Come è brutta!”.
Capiranno che non è un apprezzamento da fare al corpo di una donna.

giovedì 15 aprile 2010

Radar



I bambini sono dei radar, almeno rispetto allo stato d’animo dei genitori. Ci avete mai fatto caso? Sono nervosi se voi siete nervosi, sono sereni e allegri se anche voi lo siete. Per questo nelle giornate no pensiamo “Proprio oggi che ero distrutta, hanno fatto il diavolo a quattro”. Oppure in quelle si “Oggi la giornata è andata molto bene, ed anche i bimbi sono stati bravissimi”.
Non sempre comunque è possibile essere al cento per cento, e talvolta le cose rischiano di precipitare se non si esegue una brusca virata. Ieri pomeriggio stava diventando l’epilogo di uan giornata no. Soprattutto per me e per il grande. Sarà per via della recita, mi sono chiesta, che di nuovo il grande si rifiuta di fare. Sarà per via della didattica di questa maestra che li fa solo lavorare, mette le tabelle a punteggio per chi mangia di più a mensa, organizza eventi per gloria personale più che per far divertire i bambini. Si, sono la solita mamma che si lamenta della classe insegnanti. Anche se a dire il vero è la prima volta che ho da ridire su qualche maestra. Ma taccio, per rispetto di chi cerca di fare bene il proprio lavoro, ma soprattutto taccio coi bambini, che non devono sentire il mio disagio. Cerco solo di convincerli a fare del loro meglio ed a comportarsi bene in classe. E poi eravamo tutti molto stanchi, Aprile dolce dormire. Eppure questa faccenda del radar...capiranno pure con chi ho maggiore complicità tra amici e conoscenti e con chi meno.
Fortuna che ieri sera sono arrivati i cugini più grandi, con un carico di figurine degli eroi Marvel. Bastava poco per virare al sereno.

venerdì 2 aprile 2010

Recita in costume


Mamma in mutande, dopo le ho disegnato il vestito a righe

Ci risiamo. Devo preparare la maschera da castoro per la recita di fine anno del piccolo. Il fatto è che ho poco tempo e troppa fantasia. Ed ogni volta alle recite è tutto uno sfavillio di costumi da sartoria, antenne di fata che sembrano comprate al mercatino di Trilly, code di scoiattolo che paiono muoversi. Poi arrivano i miei bimbi, con le antenne di grillo fatte col filo da stendere e gli elastici per capelli, o il vestito da nano di Biancaneve che pare più un sacco di pannolenci verde. Magari col tempo apprezzeranno le doti di una mamma così piena di idee e così incapace a cucirle. Fossero disegni, magari. Invece no, mi si richiedono doti di sartoria. Basta, gli disegno due denti sulla bazza, gli cucio una coda di polistirolo marrone al culetto e lo vesto di marrone. Al più sembrerà una cacca che morde.

martedì 23 marzo 2010

Dolori di crescita



“Che cosa volete fare da grandi?”
“Il papà”, mi risponde il grande con uno sguardo dolce.
“E tu?” chiedo al piccolo, che mi risponde con importanza:
“Io da grande voglio fare la spaccata.”


Il piccolo ha i dolori di crescita. Spesso alla sera piange lamentando un dolore alle gambe. Queste non dimostrano particolarità estetiche, né rossore né gonfiore. Eppure il piccolo, alimentato anche da una buona dose di stanchezza, piange e dice di far fatica a camminare. C’è da dire che è anche un po’ pigro, ed è quindi difficile capire dove finisce il dolore ed inizia l’esagerazione, la voglia di coccole, il bisogno di riposarsi e dormire. Noi lo assecondiamo, il pediatra ci ha prescritto delle goccioline di Protovit che usavamo anche quando i bimbi erano neonati. Due al giorno, praticamente niente, da dargli con grande enfasi ed attenzione al suo malessere, rendendolo partecipe alla cura. Lui sceglie quando, si prende un bicchiere con un poco di acqua, versa le goccine gialle e maleodoranti e beve. Probabilmente l’effetto placebo dovrebbe accompagnare quello delle vitamine.
Ieri sera ha pianto moltissimo, ed anche durante la notte si è lamentato. Abbiamo massaggiato le gambe con un po’ di Reparil Gel e messo dei fazzoletti a mo’ di benda, visto che lui ci aveva chiesto una fasciatura.
Direi che adesso siamo a posto. Possiamo iniziare ad allenarci per la spaccata.

venerdì 19 marzo 2010

Quel demonio di Pippi



Ieri il piccolo mi ha piantato in faccia quegli occhi grandi e scuri, e mi ha chiesto “Mamma, ma anche voi al lavoro fate il trenino per andare a mensa?”. “Certo!” ho risposto io, “Davvero?” ha insistito il grande.
“Ma te stai dietro a babbo?”ha ripreso il piccolo.
“Si”
“E davanti a babbo chi c’è?”
“Simone”
“E dietro a te?”
“Laura”
“E chi fa il macchinista?”
“Gualtiero, che è anche comunista”
“E il capostazione?”
“Francesco”
“Si, ma chi è la maestra?”
“La Liuba!”
Spero di essere stata convincente.


Pippi vive da sola in una grande casa colorata che ha dipindo di verde, giallo, rosa, azzurro. Sua mamma è in cielo e suo papà è Johnny Deep, il pirata dei Caraibi. Pippi non vuole andare a scuola, ed anche quando vanno a prenderla i vigili per farla ragionare lei scappa sul tetto dove la inseguono fino a cadere; restano illesi, ma si danno spaventati alla fuga. Si perchè Pippi è anche un po’ magica, fortissima e agilissima, salta sui divani, dorme con le scarpe, si veste come capita e quindi in modo variopinto, mangia un sacco di dolcetti ed è piena di soldi che spende in troiai. I soldi sono quelli che le manda suo padre, pirata dei Caraibi. Pippi tiene in casa un cavallo maculato. Pippi è generosa con gli amici e non sopporta le prepotenze, ma combina un sacco di guai quando la invitano a casa i suoi due compagni di gioco. Non è certo campionessa di buone maniere.
Sono cresciuta con Pippi e non ho capito come ho fatto a risultarne immune. Voglio dire, a parte vestirmi in maniera variopinta, sono piuttosto educata ed ho frequentato volientieri la scuola. Se uscisse oggi sui media il personaggio di Pippi, orde di psicologi gli si avventerebbero contro al grido di “E’ diseducativo”. In effetti i miei bimbi mi chiedono a volte di pitturare le pareti o di tenere in casa un elefante, saltano sul divano, chiedono caramelle, ed io mi domando: sarà colpa di Pippi? O meglio: sarà merito di Pippi?
Eppure, se ho resistito io, al massimo da grandi si metteranno il cappello viola e la sciarpa a righe gialle. Viva Pippi!

mercoledì 10 marzo 2010

Gravidanza isterica


I buchi sono per gli occhi, nel caso vuoi farci una maschera

Da quando la mia amica mi ha detto di essere incinta, mi sento gravemente affetta da gravidanza isterica. I nostri figli hanno la stessa età, lei ha due femmine ed io due maschi. Ci siamo conosciute alle scuole medie, abbiamo frequentato due diversi licei, ci siamo laureate in Ingegneria entrambe, siamo entrambi immerse nel mondo del lavoro e della mammosità, siamo state incinte insieme condividendo l’ansia da bilancia dei nostri lattanti, mi pare ovvio che adesso che lei è incinta mi senta un po’ incinta anche io. Ho cominciato a sedermi sul divano a gambe divaricate come se avessi la pancia, mi sono immaginata a lavare frutta e verdura con l’amuchina per timore della toxo, ho pensato all’amniocentesi, ai controlli mensili, a chi ti dice brava, chi ti dice sei matta, chi ti dice eh volevi proprio la femminuccia (sarebbe il maschietto nel suo caso) quando ovviamente a te non importa proprio niente se pisellino o passerotta, ho pensato di avere di nuovo la nausea e quel terribile sapore metallico in bocca, ed a quella strana sensazione di essere posseduta. Esattamente posseduta da un essere che in modo totalmente incontrollabile da parte tua si impossessa del tuo corpo, ne fa una damigiana, e poi se ne va lasciandoti stremata su un letto d’ospedale. Ma ti sembra il modo?

giovedì 4 marzo 2010

Quando perdi la pazienza


Medusa

I bambini ti mettono a dura prova. No, meglio, i figli mettono a dura prova i loro genitori. Ti permettono di mettere a nudo le tue debolezze, ma anche di evidenziare le tue capacita’. Uno psicanalista in casa!
Ad esempio, ho scoperto di saper disegnare. I bambini non indulgono in commenti ipocriti, se qualcosa e’ brutto e’ brutto, se e’ bello e’ bello.
“Mamma mi disegni un dinosauro?” Ed ecco sul foglio prende vita un dinosauro da colorare.
“Mamma mi disegni un drago a tre teste, una di giraffa una di leone ed una di rinoceronte?” Adesso esageriamo, ma comunque il risultato e’ soddisfacente.
Ho anche scoperto qualcosa di questo mio brutto carattere: sono irosa. Che mamma cattiva! Difficilmente sculaccio i miei bambini, dopo mi sento svuotata, sporca, inadeguata. Mi sembra anche inutile, a loro dopo due minuti passa, in tutti i sensi, nessun rancore nessun insegnamento percepito, a me resta l’amaro del rimorso, per ore. Eppure a volte davvero perdo la pazienza, sembra quasi che siano loro a cercare un prestesto qualsiasi per farti arrabbiare. Ieri ad esempio quello piccolo sputacchiava lo yogurt dappertutto, con la cannuccia, volontariamente. Il che potrebbe anche far ridere, ma se poi vedi la tovaglia il pigiama il pavimento tutto puntinato di rosa, passa la voglia di umorismo. Se poi si finisce con un altro disastro preannunciato, e mettici anche la stanchezza della giornata, parte la faccia brutta, partono gli urlacci e gli sculaccioni.
Che mamma brutta!

Fortuna che dopo abbiamo fatto la pace.

venerdì 19 febbraio 2010

Trasferimento


Io e mio fratello giochiamo a palla, babbo e' sul prato, mamma e' a casa con la febbre, arrivano i nuvoloni

Quando decidemmo di trasferirci da Genova a Livorno, e ne parlammo ai bimbi, il piu’ grande che allora aveva quasi cinque anni fu subito perplesso. La sua indole riservata e poco incline ai cambiamenti lo porto’ a sospettare qualcosa di difficile da gestire. Man mano che la cosa si stava concretizzando, ci fu un suo colpo di coda “Non voglio, voglio restare in questo asilo con queste maestre e questi amici, voglio restare in questa casa, facciamo cosi’ non andiamo restiamo qui”. Alla fine io avevo le stesse perplessita’, lasciare un cammino assodato da anni mi metteva ansia. Il servizio scolastico genovese metteva a disposizione una psicologa per il nido e la materna, a cui mi rivolsi. Lei mi rassicuro’, sarebbe andato tutto bene, stavamo traslocando in un posto noto e scaldato dall’affetto di nonni zii e cuginetti. Io non avrei perso il lavoro per questo, cosa che invece spesso succede alle madri che seguono la carriera professionale dei mariti, ripercuotendosi a suo avviso sulla serenita’ delle mamme stesse e quindi dei figli. I bambini non avrebbero visto la casa smantellata e Genova sarebbe comunque rimasto un luogo in cui era possibile tornare, ogni tanto, a far visita ad amici e rivedere luoghi.
In parte aveva ragione, in parte aveva torto. Ci abbiamo messo quasi un anno a ritrovare un certo equilibro, a ristabilire i nostri passi e settare le nostre abitudini. Ad avere una casa nostra, che sentiamo nido. Il piccino, che all’epoca del trasferimento aveva appena tre anni, si e’ dimenticato presto di molte cose, lasciando solo quelle che noi manteniamo vive, come gli amici che talvolta rivediamo. Si e’ abituato presto al nuovo regime, alle coccole dei nonni, ai nuovi amichetti. Il grande ci ha messo di piu’. Ovviamente ha reagito in modo diverso allo stesso evento, ed anche oggi talvolta mi ricorda l’”asilo vecchio, la casa vecchia, gli amici”. A volte e’ un efficace ricatto per i suoi malumori, ha capito che colpisce nel segno. Per un po’ e’ stata per lui una vera sofferenza.
Non e’ vero che i bambini piccoli non patiscono i trasferimenti. Sono abitudinari, si affezionanao, e dipende molto dalla personalita’ di ognuno. I traslochi vanno sempre considerati con attenzione guardando ai nostri figli, alle loro esigenze, alla loro personalita’.

martedì 16 febbraio 2010

Il mio a due mesi camminava


Io vado a casa, mio fratello non vuole. Nonna guarda la notte, poi ci sono nonno, mamma e babbo.

E’ bellissimo incontrare altre mamme, fin dai primi mesi del piccolo nuovo arrivato, fare due chiacchiere con un essere umano che emette altri suoni oltre a “Gu Ie”, condividere ansie e punti di vista.
E’ odioso incontrare mamme che fanno a gara, quasi tutte direi, anche io probabilmente, a volte. Si inizia gia’ prima dell’anno di eta’ “Il mio a 11 mesi gia’ camminava” e allora ci si sente in obbligo di controbattere qualcosa “Il mio ha detto mamma”, o di inventare “Il mio a sette mesi ha fatto un passo, me lo ha detto la dirimpettaia, poi si e’ spaventato ed ha smesso”. Le cose peggiorano con il passare del tempo, quando i figli riescono a fare molte cose, ci sembrano speciali specialissimi e lo sono, per noi ovviamente. Pensiamo siano dei portenti e vorremmo dirlo a tutti, non solo a nonni e zii, ci preoccupiamo delle loro capacita’ piu’ che del loro stato d’animo, vogliamo farne persone capaci in tutto, invece di preoccuparci che siano felici , sereni, sicuri nell’affrontare il mondo. Non pensiamo che ognuno di loro ha sicuramente dei talenti diversi da quelli di un altro, e che quindi e’ sbagliato fare dei paragani piatti. E la peggior cosa e’ che adesso loro ci sentono e ci comprendono quando iniziamo il palleggio con altre mamme e si sentono coinvolti in questa gara assurda, patendone o arrogandosi stupidamente.
“Il mio sa gia’ leggere e scrivere”, “Il mio sa parlare inglese”, “Il mio va in bici senza mani”, “Il mio va a scuola di musica”, “Il mio sa trovare il tastino delle mele sulla bilancia del supermercato senza ricorrere alla calcolatrice”, “Il mio ha dieci in tutte le materie”.
Mamme, udite udite, cosi’ non mi rompete piu’ i coglioni:
I miei fanno ancora la cacca nel vasino perche’ sostengono che nel water ci sono i granchi che pizzicano il sedere.
I miei non frequentano ancora nessuna attivita’ sportiva e preferiscono annoiarsi un po’ a casa o al parco. Annoiarsi fa bene, aumenta la capacita’ di autogestirsi e l’immaginazione, quindi aiuta a non annoiarsi.
Il piu’ grande ha iniziato a nuotare e tuffarsi ad appena cinque anni per motivi di sicurezza.
Il piu’ piccolo e’ capace di dare dei baciotti sbavosi curativi, quindi ha capacita’ soprannaturali.

Appena ho risolto la questione dei granchi nel water vi faccio sapere.

venerdì 5 febbraio 2010

Ginnastica preparto


Zucca

La ginnastica preparto e’ davvero importante. Prima di tutto perche’ ti consente di conoscere altre future mamma che condividono con te la stessa condizione di cicciona ansiosa. Secondo perche’ ti permette di conoscere le ostetriche che ti potranno aiutare anche dopo il parto, dall’allattamento al bagnetto, come la mitica Maria di Livorno. Infine impari un po’ di ginnastica e respirazione. L’ostetrica Maria insiste’ molto sulla ginnastica dolce, distensiva, la respirazione diaframmatica e gli esercizi del perineo, che possono aiutare anche dopo il parto per prevenire problemi di incontinenza (tipo tossire e piscarsi nelle mutande, ridere e pisciarsi nelle mutande, saltare e pisciarsi nelle mutante) e prolasso dei genitali. Si possono fare sempre, per esempio adesso che sto scrivendo, concentrandomi sulla vulva piu’ che sull’ano. A chi stava andando troppo oltre la data presunta parto, l’ostetrica suggeri’ di fare l’amore tre volte al giorno. E di camminare. Non so chi segui’ quale dei due suggerimenti.
Personalmente non ne ebbi bisogno in quanto il mio primo bimbo nacque in anticipo e mi presentai ad una delle ultime lezioni del corso preparto con in braccio la prova pratica del mio apprendimento; un neonato in ciccia e pannolino. Ero completamente drogata dall’evento e penso di essere sembrata un alieno alle altre mamme ancora incinte.
Comunque gli esercizi del corso preparto che mi piacquero di piu’ furono quelli di visualizzazione, ovvero concentrarsi ad occhi chiusi e cercare di vedere il bambino dentro la tua pancia. Mi immaginai come un piccola luce che vagando illuminava le parti del corpo di mio figlio, dai piedini alle gambe, le braccia, la faccia. Forse lui mi fece anche un sorriso quando mi vide arrivare sottoforma di lucciola. Ripetei quell’esercizio piu’ volte, anche da sola. Mi aiutava a familiarizzare con quello che vedevo normalmente come una rotondita’ dall’esterno, e che finalmente diventava una creatura pulsante. Penso che anche lui fosse felice di vedermi, ed alla fine (anzi all’inizio!) decise di seguirmi fuori da quella cavita’ e di venire alla luce.

lunedì 1 febbraio 2010

La casa di cioccolata


Babbo Natale

“Mamma, ma Dio ha la casa di cioccolata?”
“Certo, se e’ vero che ama cosi’ tanto i bambini....”.
E’ molto difficile per i bambini comprendere l’indefinito, il nulla come il tutto, l’infinito o il per sempre. In realta’ e’ difficile anche per noi, ma dopo un po’ ci facciamo l’abitudine e finiamo per non farci piu’ domande, o meglio non cercare piu’ risposte. Per questo il concetto di regalo e’ cosi’ diffciile per loro, e’ un prestare per sempre che puo’ dare luogo a liti furibonde per il possesso di un gioco. Non si possono portare giochi privati all’asilo nido ed anche alla materna e’ un problema, perche’ se un bimbi regala qualcosa ad un amichetto potrebbe poi volerlo indietro. “Tieni mamma, questo attaccalo al telefonino, te lo regalo per sempre”, ma dopo un mese lo rivogliono.
A volte facciamo dei disegni insieme, e a loro non piacciono le linee indefinite, quelle che non vanno a chiudersi per formare una figura dal contorno deciso, che si possa poi colorare. Non ha senso disegnare un personaggio che non stia tutto nel foglio, abbiamo tanto spazio e possiamo riempirlo per arrivare dalla testa ai piedi.
“Mamma, ma e’ piu’ importante babbo o Gesu’?”.
“Mamma, ma dove ero prima di nascere?”
“Nel libro dei sogni” questo lo dicevano sempre a me, ed io mantengo la tradizione.
“Ma non ero nella tua pancia?”
“Si, in effetti”
“Ma ero nella tua pancia anche quando tu eri piccola?”
“No, non conoscevo neanche babbo...”
“E allora dove ero?”
“Non lo so, forse nel libro dei sogni”. Sto per crollare, davvero non ho tutte queste risposte....
“Mamma, ma quando uno muore va in cielo?”
“Si, direi di si”.
“Io non ci voglio andare, non ci sono i giochi, e se un giorno tu andrai in cielo ti terro’ per la mano mi attacchero’ ad un albero e ti terro’ qui”
“Bravo ci conto!”.
“Mamma chi e’ l’uomo piu’ potente del mondo?”
“Direi Barack Obama, presidente degli Stati Uniti d’America” ed e’ anche un figaccione, penso tra me. E’ il primo che mi e’ venuto in mente.
“Ma non e’ Hulk?”
“Si in effetti quando Hulk si arrabbia non lo batte nessuno”
“Mamma, perche’ ti piace il rosso”
“ Non so, mi piace, e’ la natura, mi ha fatta con certi gusti”
“E perche’?”
“Non lo so, ci ha fatti tutti diversi, e’ piu’ bello no?”
“Mamma, ma perche’ l’acqua bagna?”

Cavolo, ma quando arrivano le domande sul sesso; sara’ sicuramente piu’ facile rispondere.

giovedì 28 gennaio 2010

Sensi di colpa


Superman ammazza i cattivi. Hulk, l'uomo invisibile e l'uomo di fuoco.

Le madri che lavorano sono tormentate dai sensi di colpa. Hanno paura di dedicare troppo poco tempo ai loro figli. Appena li vedono vorrebbero recuperare il resto delle ore della giornata, e cercano di dare il massimo. In questo tentativo estremo si trovano comunque di fronte ad altre esigenze pratiche da cui non possono sfuggire: preparare i pranzi, lavare i panni, pulire la casa. Ovviamente in tutto questo da fare vengono aiutate anche dai mariti, che sono comunque maggiormante autorizzati di loro a fare tardi al lavoro, e a delegare completamente alle madri la parte organizzativa e gestionale. Le mamme hanno anche sensi di colpa al lavoro; non riescono a dedicarvisi piu’ come prima, o almeno si sentono in affanno. Questo permette ai loro manager di sottovalutarle. Senza menzionare direttamente la maternita’, un manager si sente autorizzato a concedere meno aumenti e meno avanzamenti rispetto ad un dipendente di pari valore perche’ la donna prende piu’ permessi, e’ meno presente, e’ meno affidabile. Bene, in tutto questo ci sentiamo “strippate”, e spesso chiediamo aiuto ai nonni e alle baby sitter. Che si inseriscono in modo importante nella vita e nell’educazione dei nostri figli. Se poi guardiamo ai figli delle mamme casalinghe, li vediamo educati in modo migliore e meno stressati. Pensiamo che sia perche’ sentono una sola voce importante nel loro processo educativo, quella della mamma, che corre di meno, ha piu’ tempo per loro, e’ piu’ coerente. Forse e’ solo il riflesso di tutti i nostri sensi di colpa, che ci frega. E loro, i bimbi, se ne accorgono. Quando i miei figli mi chiedono di andarli a prendere all’asilo alle due “come il mio amico Matteo”, io so che non posso e mi sento in colpa. D’altronde la mamma di Matteo non lavora, io si. Non posso decidere liberamente se andare o meno, piu’ semplicemente cosi’ presto non posso.
Il tempo tiranno. Ci sforziamo di trasmettere ai bimbi la nostra ansia dell’orario, ma loro non sanno neanche che ore sono, per fortuna, e sono capaci dopo il pisolino del pomeriggio di chiederti la colazione perche’ pensano sia mattina. Eppure gli ripetiamo spesso “E’ tardi”, “Dobbiamo andare”, “E’ tempo di andare a scuola”. Non sanno neanche cosa voglia dire “e’ tardi”, e poi tardi per cosa?, mentre noi vorremmo propinargli il cibo con l’imbuto e vestirli mentre mangiano per fare prima. “Ma domani andiamo all’asilo?” “Si” “E dopodomani” “Si” “E dopodomani”, Dire due volte dopodomani vuol dire tra tre giorni, che e’ gia’ un concetto difficile per loro. E tu fai i conti per rispondere logicamente “Mercoledi’, Giovedi’, Venerdi’...”. Sabato non si va all’asilo. “Ah, e oggi e’ sabato?” “No, infatti vai a scuola”. “Mi vieni a prendere alle due?”. E tu mamma sprofondi. Tieni un piccolo per mano, due piccoli, corri per fare presto, essere presto al lavoro, uscire presto per raggiungerli, hai il fiatone, ed anche i sensi di colpa.
Per fortuna qualcuno ha parlato di qualita’ del tempo. Offrendo un bel paracadute a noi mamme: piu’ che quanto tempo trascorriamo con i nostri figli, e’ importante come lo trascorriamo con loro, ovvero e’ importante dedicare ai figli del tempo di qualita’. Anche mezz’ora, purche’ sia per loro, parlando con loro, giocando con loro, senza pensare ad altro o fare altro in quel momento.
“Mamma, ma ora e’ notte?”
“No, e’ solo pomeriggio.”
“Mamma, ma se vivessi a Milano come farei ad arrivare in tempo all’asilo?”
“Mamma, ma e’ vero che quando da noi e’ mattina in Canada e’ notte?”
“Si”
Bell’idea, potrei sfruttare il fuso orario...

martedì 26 gennaio 2010

Allattamento


Mamma e babbo insieme su un prato

Allattare al seno e’ una fortuna, per la mamma e per il bambino. Non erano dello stesso avviso quei medici, quelle ostetriche e quelle ditte farmaceutiche che negli anni 70-80 promuovevano l’allattamento artificiale per aumentare la vendita del latte per neonati, i bastardi, e che con manovre psicologiche impedirono a molte mamme di allattere i propri figli. E’ un po’ quello che succede adesso per i vaccini anti influenzali.
Comunque avere un pasto caldo sempre pronto, con tutte le sostanze nutritive base ed una buona dose di anticorpi per il neonato, e’ davvero conveniente sotto tutti i punti di vista. Per chi poi come me e’ solitamente piatta, ritrovarsi un seno sodo, gonfio e di dimensioni ragguardevoli e’ una piacevole novita’. Con qualche sconveniente. Tirare fuori le tette, anche al supermercato, non fa sempre piacere. Indossare quei reggiseni sadomaso col triangolo estraibile davanti al capezzolo fa un po’ Venusia. Perdere liquido lattiginoso notte e giorno, tanto che le coppette salvalatte sono sempre zuppe, ti fa venire voglia di ficcare quella mammella soda in bocca al primo passante per svuotarla. E poi ci sono le ragadi, gli ingorghi e le mastiti. Anche io ho avuto le ragadi. Il piu’ grande aveva una certa preferenza per il seno destro, da cui puppava bene, un po’ meno dal sinistro. L’ostetrica mi disse “Prendi la poppa tra l’indice e il medio e ficcala con energia in bocca al bimbo, non solo il capezzolo, tutta la poppa. Se preferisce il seno destro, imbroglialo e dagli il seno sinistro mantenendo la sua posizione come fosse ancora sul destro. Se hai un ingorgo, servono impacchi caldi e freddo, prova a mungerti il seno da sola, fatti aiutare da tuo marito a succhiare via il latte ingorgato.” Vi giuro che e’ tutto vero! Al primo cenno di ingorgo, chiesi a mia marito di farsi allattare, lui acconsenti’ e disse “Come e’ dolce!”. Una mia amica fece lo stesso con suo marito che esclamo’ “Come e’ salato!”. A conferma del fatto che ogni latte e’ diverso. L’allattamento inoltre aiuta la mamma a tornare in forma in quanto stimola il rientro dell’utero e quindi vi aiutera’ ad avere di nuovo la vostra pancia piatta. Al secondo figlio la cosa e’ davvero verificabile in fase di allattamento, si sentono davvero dei “morsi” di qualcosa che rientra e si contrae.
Quanto allattare? Ogni genitore decide al meglio secondo le proprie attitudini. Per non farmi cuocere il seno dalla saliva, per non tenere sempre in moto l’apparato digerente del bimbo e per non diventare schiava di questa meravigliosa comodita’, io allattavo dieci minuti per parte al massimo. Poi basta, si possono fare coccole diverse ai neonati, coccole che anche altre persone sprovviste di mammelle possono elargire con amore. Ho allattato al massimo fino all’anno di eta’.
Dopo ci sono tanti altri cibi da assaggiare, e un po’ di independenza della madre e del bambino non toglie certo l’amore.
Il mio seno e’ tornato piccolo, anzi piu’ piccolo di prima, sembra davvero svuotato. Eppure lo trovo davvero bello, ha funzionato alla perfezione, quando ce ne e’ stato bisogno.

giovedì 21 gennaio 2010

Il paese alla rovescia


Mamma e babbo, una cassetta rosa con la riga, l'acqua per lavarsi le mani, e quello per il latte

A volte arrivo a casa distrutta. Esco alle 6 di mattina cavalcando uno scooter rosso verso la stazione, e rientro in automobile alle 18 quando va bene, coi bimbi. “Sono miracoli che solo la Madonna puo’ spiegare” mi disse una volta il tabaccaio della stazione di Livorno quando gli chiesi 10 biglietti Livorno Pisa tutti solo andata.
Torno a casa e devo cambiarmi, preparare la cena, stare dietro ai figli in qualche modo, mettere su una lavatrice e togliere i panni asciutti per fare spazio. Quando va tutto liscio.
“Mamma oggi abbiamo letto la storia del paese sotto sopra, dove i cani miagolano, i gatti abbaiano, i topi rincorrono i gatti. I fiori stanno in cielo e le nuvole per terra, i bimbi vanno al lavoro e portano i genitori a scuola, se ti raccontano una barzelletta piangi invece che ridere”. Rido. Vado su in camera e dico “Non ce la posso fare, ho un lavoro troppo impegnativo” e mi viene in mente la frasetta inglese “to run the house” nel senso di gestire la casa, e “run” (correre) mi sembra davvero appropriato.
I bimbi hanno sempre le orecchie ritte. Mi raggiunge il grande e comincia a saltare sul lettone “Perche’ non ce la puoi fare?”. “Sai sono stanca, mi sveglio presto, torno tardi”. E lui continuando a saltare, in mutande “Allora fai cosi’, prendi un giorno di ferie e dormi tutto il giorno, cosi’ ti riposi”.
Che bello il paese sottosopra, potrei andare al lavoro per dormire.

lunedì 18 gennaio 2010

Partorienti


Le donne incinte sono molto vulnerabili. Prima di tutto, hanno sempre il fiatone. Secondo, non possono portare pesi. Terzo, primo o poi partoriranno. Ecco, consiglio vivamente chi deve partorire di non parlare assolutamente MAI con le donne che hanno appena partorito. L’essere umano, infatti, oltre ad essere composto di una buona dose di sadismo, tende all’esagerazione delle vicende personali. Un parto cesareo puo’ diventare nei racconti della protagonista un Telethon della maternita’: 30 ore per la vita, trascorse tra grida e dolori strazianti. Non ascoltate questi resoconti perche’, anche supponendo che siano veri, aumenteranno solo le vostre paure e le vostre ansie. Pensate che il vostro parto sara’ semplice e naturale, che siamo animali fatti per questo e che tutto funzionera’ alla perfezione. Pensate che il vostro bambino sapra’ meglio di voi come comportarsi, che decidera’ da solo quando uscire, che contrazioni regolari oppure la rottura delle acque vi avvertiranno che e’ il momento giusto per andare in ospedale. Pensate che li’ raggiungerete la dilatazione adeguata per farlo uscire e che lui eseguira’ un avvitamento da tuffatore olimpico per venire alla luce nel modo meno traumatico possibile. Pensate che anche se sentirete dolore, sara’ tutto molto breve, finira’ presto e dopo ci sara’ un fagottino caldo da accudire.
Per me e’ stato cosi’, a parte che mi sono fatta la cacca addosso alla prima contrazione.

giovedì 14 gennaio 2010

Mamma cio' il moccio

L’igiene personale dei bambini e’ qualcosa di opzionale. Almeno per i miei bambini. Conosco mamme che usano il bagnetto per placare figli disperati. Per noi il bagnetto e’ sempre stato un momento critico. “Sara’ per via della dermatite atopica” mi dicevo quando il primo aveva pochi mesi. Balle. Cerchiamo sempre una giustificazione per i nostri figli. Ai miei non e’ mai piaciuto lavarsi. La mattina e’ una minaccia “Lavati il pisello, che ti puzza di trota salmonata! Lavati il viso, che ciai le cispe! Lavati i denti, ti vengono i bachini delle carie!”. Alla fine ci siamo riusciti, tornano felici a farmi annusare il pisello che profuma di sapone e mi sfiatano in faccia aliti fruttati. Ma su alcuni punti siamo ancora in alto mare. Tipo i piedi. I piedi non si puliscono alla sera sul divano passando le dita delle mani nel mezzo ai diti dei piedi, ed annusando quel fetido sughino nero. Il moccio non si pulisce con la manica delle maglie o dei giacchetti. Il pisello non si asciuga con la conottiera dopo aver fatto pipi’.
“Mamma, ma perche’ non si fa?”
“Perche fa schifo!”.
“Fa schifo non e’ una risposta”.