Com'e' dunque il bambino normale? Forse si limita a mangiare, crescere e sorridere dolcemente? No, non e' affatto cosi'. Il bambino normale, se ha confidenza con la madre e il padre, supera davvero se stesso. Col tempo, sperimenta la sua capacita' di provocare scompiglio, distruggere, spaventare, logorare, devastare, ingannare e trafugare...
All'inizio, ha un assoluto bisogno di vivere in un ambiente pieno d'amore e di forza (e quindi di tolleranza) - altrimenti avra' troppa paura dei suoi stessi pensieri e delle sue fantasie per progredire nel suo sviluppo emotivo.
Donald Winnicott

giovedì 28 gennaio 2010

Sensi di colpa


Superman ammazza i cattivi. Hulk, l'uomo invisibile e l'uomo di fuoco.

Le madri che lavorano sono tormentate dai sensi di colpa. Hanno paura di dedicare troppo poco tempo ai loro figli. Appena li vedono vorrebbero recuperare il resto delle ore della giornata, e cercano di dare il massimo. In questo tentativo estremo si trovano comunque di fronte ad altre esigenze pratiche da cui non possono sfuggire: preparare i pranzi, lavare i panni, pulire la casa. Ovviamente in tutto questo da fare vengono aiutate anche dai mariti, che sono comunque maggiormante autorizzati di loro a fare tardi al lavoro, e a delegare completamente alle madri la parte organizzativa e gestionale. Le mamme hanno anche sensi di colpa al lavoro; non riescono a dedicarvisi piu’ come prima, o almeno si sentono in affanno. Questo permette ai loro manager di sottovalutarle. Senza menzionare direttamente la maternita’, un manager si sente autorizzato a concedere meno aumenti e meno avanzamenti rispetto ad un dipendente di pari valore perche’ la donna prende piu’ permessi, e’ meno presente, e’ meno affidabile. Bene, in tutto questo ci sentiamo “strippate”, e spesso chiediamo aiuto ai nonni e alle baby sitter. Che si inseriscono in modo importante nella vita e nell’educazione dei nostri figli. Se poi guardiamo ai figli delle mamme casalinghe, li vediamo educati in modo migliore e meno stressati. Pensiamo che sia perche’ sentono una sola voce importante nel loro processo educativo, quella della mamma, che corre di meno, ha piu’ tempo per loro, e’ piu’ coerente. Forse e’ solo il riflesso di tutti i nostri sensi di colpa, che ci frega. E loro, i bimbi, se ne accorgono. Quando i miei figli mi chiedono di andarli a prendere all’asilo alle due “come il mio amico Matteo”, io so che non posso e mi sento in colpa. D’altronde la mamma di Matteo non lavora, io si. Non posso decidere liberamente se andare o meno, piu’ semplicemente cosi’ presto non posso.
Il tempo tiranno. Ci sforziamo di trasmettere ai bimbi la nostra ansia dell’orario, ma loro non sanno neanche che ore sono, per fortuna, e sono capaci dopo il pisolino del pomeriggio di chiederti la colazione perche’ pensano sia mattina. Eppure gli ripetiamo spesso “E’ tardi”, “Dobbiamo andare”, “E’ tempo di andare a scuola”. Non sanno neanche cosa voglia dire “e’ tardi”, e poi tardi per cosa?, mentre noi vorremmo propinargli il cibo con l’imbuto e vestirli mentre mangiano per fare prima. “Ma domani andiamo all’asilo?” “Si” “E dopodomani” “Si” “E dopodomani”, Dire due volte dopodomani vuol dire tra tre giorni, che e’ gia’ un concetto difficile per loro. E tu fai i conti per rispondere logicamente “Mercoledi’, Giovedi’, Venerdi’...”. Sabato non si va all’asilo. “Ah, e oggi e’ sabato?” “No, infatti vai a scuola”. “Mi vieni a prendere alle due?”. E tu mamma sprofondi. Tieni un piccolo per mano, due piccoli, corri per fare presto, essere presto al lavoro, uscire presto per raggiungerli, hai il fiatone, ed anche i sensi di colpa.
Per fortuna qualcuno ha parlato di qualita’ del tempo. Offrendo un bel paracadute a noi mamme: piu’ che quanto tempo trascorriamo con i nostri figli, e’ importante come lo trascorriamo con loro, ovvero e’ importante dedicare ai figli del tempo di qualita’. Anche mezz’ora, purche’ sia per loro, parlando con loro, giocando con loro, senza pensare ad altro o fare altro in quel momento.
“Mamma, ma ora e’ notte?”
“No, e’ solo pomeriggio.”
“Mamma, ma se vivessi a Milano come farei ad arrivare in tempo all’asilo?”
“Mamma, ma e’ vero che quando da noi e’ mattina in Canada e’ notte?”
“Si”
Bell’idea, potrei sfruttare il fuso orario...

martedì 26 gennaio 2010

Allattamento


Mamma e babbo insieme su un prato

Allattare al seno e’ una fortuna, per la mamma e per il bambino. Non erano dello stesso avviso quei medici, quelle ostetriche e quelle ditte farmaceutiche che negli anni 70-80 promuovevano l’allattamento artificiale per aumentare la vendita del latte per neonati, i bastardi, e che con manovre psicologiche impedirono a molte mamme di allattere i propri figli. E’ un po’ quello che succede adesso per i vaccini anti influenzali.
Comunque avere un pasto caldo sempre pronto, con tutte le sostanze nutritive base ed una buona dose di anticorpi per il neonato, e’ davvero conveniente sotto tutti i punti di vista. Per chi poi come me e’ solitamente piatta, ritrovarsi un seno sodo, gonfio e di dimensioni ragguardevoli e’ una piacevole novita’. Con qualche sconveniente. Tirare fuori le tette, anche al supermercato, non fa sempre piacere. Indossare quei reggiseni sadomaso col triangolo estraibile davanti al capezzolo fa un po’ Venusia. Perdere liquido lattiginoso notte e giorno, tanto che le coppette salvalatte sono sempre zuppe, ti fa venire voglia di ficcare quella mammella soda in bocca al primo passante per svuotarla. E poi ci sono le ragadi, gli ingorghi e le mastiti. Anche io ho avuto le ragadi. Il piu’ grande aveva una certa preferenza per il seno destro, da cui puppava bene, un po’ meno dal sinistro. L’ostetrica mi disse “Prendi la poppa tra l’indice e il medio e ficcala con energia in bocca al bimbo, non solo il capezzolo, tutta la poppa. Se preferisce il seno destro, imbroglialo e dagli il seno sinistro mantenendo la sua posizione come fosse ancora sul destro. Se hai un ingorgo, servono impacchi caldi e freddo, prova a mungerti il seno da sola, fatti aiutare da tuo marito a succhiare via il latte ingorgato.” Vi giuro che e’ tutto vero! Al primo cenno di ingorgo, chiesi a mia marito di farsi allattare, lui acconsenti’ e disse “Come e’ dolce!”. Una mia amica fece lo stesso con suo marito che esclamo’ “Come e’ salato!”. A conferma del fatto che ogni latte e’ diverso. L’allattamento inoltre aiuta la mamma a tornare in forma in quanto stimola il rientro dell’utero e quindi vi aiutera’ ad avere di nuovo la vostra pancia piatta. Al secondo figlio la cosa e’ davvero verificabile in fase di allattamento, si sentono davvero dei “morsi” di qualcosa che rientra e si contrae.
Quanto allattare? Ogni genitore decide al meglio secondo le proprie attitudini. Per non farmi cuocere il seno dalla saliva, per non tenere sempre in moto l’apparato digerente del bimbo e per non diventare schiava di questa meravigliosa comodita’, io allattavo dieci minuti per parte al massimo. Poi basta, si possono fare coccole diverse ai neonati, coccole che anche altre persone sprovviste di mammelle possono elargire con amore. Ho allattato al massimo fino all’anno di eta’.
Dopo ci sono tanti altri cibi da assaggiare, e un po’ di independenza della madre e del bambino non toglie certo l’amore.
Il mio seno e’ tornato piccolo, anzi piu’ piccolo di prima, sembra davvero svuotato. Eppure lo trovo davvero bello, ha funzionato alla perfezione, quando ce ne e’ stato bisogno.

giovedì 21 gennaio 2010

Il paese alla rovescia


Mamma e babbo, una cassetta rosa con la riga, l'acqua per lavarsi le mani, e quello per il latte

A volte arrivo a casa distrutta. Esco alle 6 di mattina cavalcando uno scooter rosso verso la stazione, e rientro in automobile alle 18 quando va bene, coi bimbi. “Sono miracoli che solo la Madonna puo’ spiegare” mi disse una volta il tabaccaio della stazione di Livorno quando gli chiesi 10 biglietti Livorno Pisa tutti solo andata.
Torno a casa e devo cambiarmi, preparare la cena, stare dietro ai figli in qualche modo, mettere su una lavatrice e togliere i panni asciutti per fare spazio. Quando va tutto liscio.
“Mamma oggi abbiamo letto la storia del paese sotto sopra, dove i cani miagolano, i gatti abbaiano, i topi rincorrono i gatti. I fiori stanno in cielo e le nuvole per terra, i bimbi vanno al lavoro e portano i genitori a scuola, se ti raccontano una barzelletta piangi invece che ridere”. Rido. Vado su in camera e dico “Non ce la posso fare, ho un lavoro troppo impegnativo” e mi viene in mente la frasetta inglese “to run the house” nel senso di gestire la casa, e “run” (correre) mi sembra davvero appropriato.
I bimbi hanno sempre le orecchie ritte. Mi raggiunge il grande e comincia a saltare sul lettone “Perche’ non ce la puoi fare?”. “Sai sono stanca, mi sveglio presto, torno tardi”. E lui continuando a saltare, in mutande “Allora fai cosi’, prendi un giorno di ferie e dormi tutto il giorno, cosi’ ti riposi”.
Che bello il paese sottosopra, potrei andare al lavoro per dormire.

lunedì 18 gennaio 2010

Partorienti


Le donne incinte sono molto vulnerabili. Prima di tutto, hanno sempre il fiatone. Secondo, non possono portare pesi. Terzo, primo o poi partoriranno. Ecco, consiglio vivamente chi deve partorire di non parlare assolutamente MAI con le donne che hanno appena partorito. L’essere umano, infatti, oltre ad essere composto di una buona dose di sadismo, tende all’esagerazione delle vicende personali. Un parto cesareo puo’ diventare nei racconti della protagonista un Telethon della maternita’: 30 ore per la vita, trascorse tra grida e dolori strazianti. Non ascoltate questi resoconti perche’, anche supponendo che siano veri, aumenteranno solo le vostre paure e le vostre ansie. Pensate che il vostro parto sara’ semplice e naturale, che siamo animali fatti per questo e che tutto funzionera’ alla perfezione. Pensate che il vostro bambino sapra’ meglio di voi come comportarsi, che decidera’ da solo quando uscire, che contrazioni regolari oppure la rottura delle acque vi avvertiranno che e’ il momento giusto per andare in ospedale. Pensate che li’ raggiungerete la dilatazione adeguata per farlo uscire e che lui eseguira’ un avvitamento da tuffatore olimpico per venire alla luce nel modo meno traumatico possibile. Pensate che anche se sentirete dolore, sara’ tutto molto breve, finira’ presto e dopo ci sara’ un fagottino caldo da accudire.
Per me e’ stato cosi’, a parte che mi sono fatta la cacca addosso alla prima contrazione.

giovedì 14 gennaio 2010

Mamma cio' il moccio

L’igiene personale dei bambini e’ qualcosa di opzionale. Almeno per i miei bambini. Conosco mamme che usano il bagnetto per placare figli disperati. Per noi il bagnetto e’ sempre stato un momento critico. “Sara’ per via della dermatite atopica” mi dicevo quando il primo aveva pochi mesi. Balle. Cerchiamo sempre una giustificazione per i nostri figli. Ai miei non e’ mai piaciuto lavarsi. La mattina e’ una minaccia “Lavati il pisello, che ti puzza di trota salmonata! Lavati il viso, che ciai le cispe! Lavati i denti, ti vengono i bachini delle carie!”. Alla fine ci siamo riusciti, tornano felici a farmi annusare il pisello che profuma di sapone e mi sfiatano in faccia aliti fruttati. Ma su alcuni punti siamo ancora in alto mare. Tipo i piedi. I piedi non si puliscono alla sera sul divano passando le dita delle mani nel mezzo ai diti dei piedi, ed annusando quel fetido sughino nero. Il moccio non si pulisce con la manica delle maglie o dei giacchetti. Il pisello non si asciuga con la conottiera dopo aver fatto pipi’.
“Mamma, ma perche’ non si fa?”
“Perche fa schifo!”.
“Fa schifo non e’ una risposta”.