Com'e' dunque il bambino normale? Forse si limita a mangiare, crescere e sorridere dolcemente? No, non e' affatto cosi'. Il bambino normale, se ha confidenza con la madre e il padre, supera davvero se stesso. Col tempo, sperimenta la sua capacita' di provocare scompiglio, distruggere, spaventare, logorare, devastare, ingannare e trafugare...
All'inizio, ha un assoluto bisogno di vivere in un ambiente pieno d'amore e di forza (e quindi di tolleranza) - altrimenti avra' troppa paura dei suoi stessi pensieri e delle sue fantasie per progredire nel suo sviluppo emotivo.
Donald Winnicott

venerdì 19 febbraio 2010

Trasferimento


Io e mio fratello giochiamo a palla, babbo e' sul prato, mamma e' a casa con la febbre, arrivano i nuvoloni

Quando decidemmo di trasferirci da Genova a Livorno, e ne parlammo ai bimbi, il piu’ grande che allora aveva quasi cinque anni fu subito perplesso. La sua indole riservata e poco incline ai cambiamenti lo porto’ a sospettare qualcosa di difficile da gestire. Man mano che la cosa si stava concretizzando, ci fu un suo colpo di coda “Non voglio, voglio restare in questo asilo con queste maestre e questi amici, voglio restare in questa casa, facciamo cosi’ non andiamo restiamo qui”. Alla fine io avevo le stesse perplessita’, lasciare un cammino assodato da anni mi metteva ansia. Il servizio scolastico genovese metteva a disposizione una psicologa per il nido e la materna, a cui mi rivolsi. Lei mi rassicuro’, sarebbe andato tutto bene, stavamo traslocando in un posto noto e scaldato dall’affetto di nonni zii e cuginetti. Io non avrei perso il lavoro per questo, cosa che invece spesso succede alle madri che seguono la carriera professionale dei mariti, ripercuotendosi a suo avviso sulla serenita’ delle mamme stesse e quindi dei figli. I bambini non avrebbero visto la casa smantellata e Genova sarebbe comunque rimasto un luogo in cui era possibile tornare, ogni tanto, a far visita ad amici e rivedere luoghi.
In parte aveva ragione, in parte aveva torto. Ci abbiamo messo quasi un anno a ritrovare un certo equilibro, a ristabilire i nostri passi e settare le nostre abitudini. Ad avere una casa nostra, che sentiamo nido. Il piccino, che all’epoca del trasferimento aveva appena tre anni, si e’ dimenticato presto di molte cose, lasciando solo quelle che noi manteniamo vive, come gli amici che talvolta rivediamo. Si e’ abituato presto al nuovo regime, alle coccole dei nonni, ai nuovi amichetti. Il grande ci ha messo di piu’. Ovviamente ha reagito in modo diverso allo stesso evento, ed anche oggi talvolta mi ricorda l’”asilo vecchio, la casa vecchia, gli amici”. A volte e’ un efficace ricatto per i suoi malumori, ha capito che colpisce nel segno. Per un po’ e’ stata per lui una vera sofferenza.
Non e’ vero che i bambini piccoli non patiscono i trasferimenti. Sono abitudinari, si affezionanao, e dipende molto dalla personalita’ di ognuno. I traslochi vanno sempre considerati con attenzione guardando ai nostri figli, alle loro esigenze, alla loro personalita’.

Nessun commento:

Posta un commento