Com'e' dunque il bambino normale? Forse si limita a mangiare, crescere e sorridere dolcemente? No, non e' affatto cosi'. Il bambino normale, se ha confidenza con la madre e il padre, supera davvero se stesso. Col tempo, sperimenta la sua capacita' di provocare scompiglio, distruggere, spaventare, logorare, devastare, ingannare e trafugare...
All'inizio, ha un assoluto bisogno di vivere in un ambiente pieno d'amore e di forza (e quindi di tolleranza) - altrimenti avra' troppa paura dei suoi stessi pensieri e delle sue fantasie per progredire nel suo sviluppo emotivo.
Donald Winnicott

mercoledì 7 dicembre 2011

Domande spaziali

"Mamma perchè nello spazio è sempre buio?"

"Mamma sulla Luna è sempre notte?"

"Mi documento e vi rispondo"


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martedì 15 novembre 2011

Logica disarmante

"Mamma, te sei più contenta quando noi siamo felici o quando noi siamo tristi?"
"Quando siete felici! Se voi siete felici anche io sono felice."
"Io invece sono più contento quando voi siete un po' felici ed un po' tristi"
"E perchè?"
"Perchè quando voi siete un po' felici un po' tristi mi comprate un regalino".

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giovedì 27 ottobre 2011

Il vasetto della felicità e le masciobe



Ho deciso di mettere la felicità in un vasetto. Non si sa mai potrebbe far comodo. Quando i bimbi mi abbracciano forte o mi fanno le coccole la mattina nel lettone, stretti stretti con quelle manine lisce, ecco potrei riempire il vasetto e conservarlo. Per sempre.
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Rientro a casa dopo il parrucchiere ed ho le mesh. Per la prima volta in vita mia, ho cambiato colore ai capelli in modo artificiale. Il grande è contento, dice che sembra che abbia i capelli luccicanti come l'argento. Si avvicine e mi chiede: "Mamma posso toccarti le masciobe?".
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giovedì 13 ottobre 2011

Progetti importanti

"Da grande voglio combattere la mafia"
"E come farai?"
"Col carrarmato"
"Mica si fa così, non si capisce quali siano i cattivi e quali no, dovresti cercare il capo ed arrestarlo, ma non è facile capire chi è e dove si nasconde"
"Invece si mamma, il capo sta sulla poltrona, il capo tratta tutti da schiavi, il capo è sempre l'ultimo a morire"

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martedì 4 ottobre 2011

No, guarda lì, mi sono pisciato addosso

Il piccolo l'altra notte ha esordito, urlando come al mercato, in questa maniera. Era vero, aveva fatto pipì a letto. Raramente succede. Ci è venuto da ridere. Ha una spontaneità disarmante. Lo abbiamo cambiato e rimesso a letto.
Anche il grande si lascia spesso andare ad episodi del genere, ma nel sonno profondo, un paio d'ore dopo la cena, non si accorgerebbe di niente se non fossimo noi a cambiarlo. Il medico ci ha spiegato che, anche se ha 7 anni, non c'è da preoccuparsi. Si tratta del classico caso: Arrivo da scuola più parco ho sete bevo molto a cena poi mi addormento di botto e non ce la faccio a tenerla. Dovrebbe solamente bere di meno alla sera, niente dopo le 19. Ci ha spiegato che la vera enuresi è un fenomeno diverso, spesso dovuto ad ansia ed insicurezza, che si ripete molte volte durante la notte, proprio per la sensazione di pipì calda, di grembo materno, di tornare piccoli, che il farla nel sonno può sul momento dare al bambino. Ci ha invitato a vivere in "fiduciosa attesa". Me le ripeto queste due paroline magiche, come un'abra cadabra. In effetti i bimbi sono entrambi serenei, socievoli, sorridenti.

Il piccolo mi ha chiesto un animaletto domestico: "Babbo io sarei felice se mi comprassi un animale, meglio di tutti un canino, o un gattino, o un criceto...anche un tarpone! (pantegana n.d.r.)".

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martedì 2 agosto 2011

Ragni Mostri


Il piccolo è un purosissimo. Non va in bagno da solo, dobbiamo accendergli la luce, non nuota perchè sostiene che in mare ci sono i serpenti marini, scappa se in TV vede qualcosa di strano, ed è terrorizzato quando il fratello gli grida "Ragni Mostri Ragni Mostri".
Per il grande, non c'è niente di più divertente che esercitare questo potere.
Nel frattempo il piccolo mi chiede informazioni circa squali e meduse in mare, ragni velenosi al mondo, serpenti giganteschi. Mi sto facendo una cultura sulle creature spaventose. Potrei propormi per la prossima serie di "Wild".

giovedì 16 giugno 2011

Denti di latta

Il piccolo negli ultimi due giorni ha perso due dentini di latte. Il grande, che ne ha già persi 8 e rimessi 6, ha esclamato orgoglioso della prestazione del fratello:
"Mamma, ma lo sai che Francesco di classe mia ha ancora tutti i denti di latta?"
Robocop tra noi.

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mercoledì 8 giugno 2011

L'estate dei bimbi


Maggio è finito. E' stato un massacro. Prima si è ammalato il piccolo, ha avuto la "sciorta", poi il grande, mocci e febbre, poi di nuovo il piccolo, lo "Stretto Cocco" o streptococco. E' stato zitto un giorno intero, ci guardava con quegli occhi grandi e neri, attento e muto come un gufo di notte.

Tra poco finisce la scuola. Mi ricordo quando finivo io la scuola, poi c'era l'estate. Estate = al mare tutti i giorni o quasi. Per i bambini di oggi, con genitori entrambi al lavoro, estate = campi solari, oppure nonni, un po' con i genitori in ferie, corse per portarli al mare. Sono già stanca. Estate = che casino! Estate = che fatica per far riposare un po' questi bimbi. Estate = come riempire tutto questo tempo senza scuola.

Ecco. Sarà questa l'estate dei bimbi.

giovedì 5 maggio 2011

Festa di primavera alla ludoteca

Alla festa di primavera alla ludoteca, i bambini hanno colorato disegni, pitturato la pasta di sale e fatto composizioni di Vinavil. Li ho visti leccare col ditino i granelli di sale e pittura caduti sul tavolo di lavoro, mentre i genitori si impegnavano alacremente a pulire le mani con salviette umidificate, fazzoletti, sapone a secco. Li ho visti mangiare soddisfatti una merenda tutti insieme, assaporando cose che mai avrebbero assaggiato a casa. Dove ti dicono “Mamma, è più buono il purè della scuola”. E tu che ti sei impegnata a usare le patate vere, passarle, eliminare i grumi, aggiungere latte e burro.


In effetti, in compagnia sono buoni anche i sassi.

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venerdì 29 aprile 2011

Canta balla bolle


Se vi capita, in Toscana, di poter assistere ad uno spettacolo "Canta balla bolle" andateci, questi ragazzi sono davvero bravi e vi faranno passare una o due ore divertendovi.


Da parte di mia mamma abbiamo molti parenti pittori, ed anche mio babbo disegnava molti anni fa, con buoni risultati devo dire. Ci fu un periodo in cui si dedicò alla poesia, ma suppongo che le risate mie e di mia sorella, che come tutti i figli eravamo impietose, lo dissuasero. Mai farsi abbattere dai commenti dei figli, anche se alla fine hanno sempre ragione. Un giorno, ero bambina, ricopiai da una rivista una figura femminile. Venne per caso a trovarci uno zio di mia mamma pittore, che si propose di aiutarmi a colorare la mia donnina con ombrello. Cominciò ad usare colori fantasiosi a macchie, a impressione, la faccia era rosa fuxia e l’ombrello giallo, senza nessun rispetto dell’originale nella rivista. Ringraziai, ero già educata, e ripresi il mio foglio, convinta che in realtà avesse rovinato il mio disegno, venuto così bene quando era ancora in bianco e nero.

Adesso capisco. L’artista crea e rivoluziona, nel suo piccolo inventa. Ma per un bambino tutto è reale e realistico, ed anche una fata deve avere la faccia rosa come una donna vera.

Ho disegnato una balena gialla. I miei bimbi stavano disegnando altri pesci e meduse, mi hanno guardata: “Mamma, la balena non è gialla, è grigia, al massimo azzurra”.
“A me piaceva gialla”

Hanno ignorato la mia balena gialla e appeso alla finestra i loro pesci blu. In un sogno, se reale, le balene non sono gialle.

lunedì 21 marzo 2011

I nativi digitali

Fulmini


All’ultima riunione di interclasse alcune insegnanti di prima elementare hanno esposto delle importanti problematiche che notano sui nostri figli seienni.


L’incapacità di ascoltare, la poca perseveranza, la poca continuità nel lavoro svolto, la scarsa attenzione, la poca capacità di gestirsi da soli e di organizzarsi nel gioco e nel tempo libero, l’intolleranza all’attesa, l’immaturità, l’incapacità di eseguire compiti semplici come spogliarsi e vestirsi da soli.

Anche se i problemi non riguardavano per fortuna la nostra classe, ho chiesto ai docenti delle indicazioni per superarli.

Il suggerimento è stato di responsabilizzare i bambini invitandoli a svolgere da soli i compiti a casa, abituandoli ad ascoltare ripetendo al massimo una o due volte i messaggi verso di loro, abituandoli ad aspettare, non lasciandoli da soli davanti alla TV o al PC, rendendoli indipendenti.

Io aggiungerei che sarebbe buona abitudine non organizzare completamente la giornata dei nostri bambini, ma lasciare anche delle ore libere in cui, magari in un parco, possano organizzare con gli altri bambini i giochi da fare senza l’intervento dell’adulto, in modo che siano loro a stabilire tempi e regole.

È saltato fuori, ovviamente, anche il tema del mondo digitale, dai vari Nintendo, alla Play Station, alla Wii, al PC, ad Internet, al cellulare. Occorre conoscere prima di giudicare. Noi generazione non digitale nativa sentiamo spesso queste entità elettroniche fuori dal nostro controllo e tendiamo quindi a rifiutarle o demonizzarle, mentre i bambini sono spesso già più bravi dei ragazzi a farne uso. A suon di pigiare tasti, dicono le maestre, questi bambini non sanno fare altro, nemmeno usare le forbici o capire lo spazio di un foglio e saperlo utilizzare, o riuscire a colorare un disegno. A suon di vivere incollati al PC, perdono il contatto con la realtà non riescono a giocare con gli altri bambini nè comunicare in modo efficace.

Se parliamo di giochi elettronici, questi devono a mio avviso essere usati con parsimonia, in casa per un tempo limitato al giorno, gli esperti parlano di mezz’ora. La Play Station, per la vividità dei giochi e la violenza di alcuni, si sconsiglia prima dei 10 anni. Il cellulare è sconsigliato prima dei 12 anni in quanto la corteccia celebrale di un bambino è troppo sottile e prima di questa età potrebbe risultare dannoso. Il PC è uno strumento. Come tale deve essere trattato. Non è un mondo, non è intelligente, è uno strumento per calcolare (veniva chiamato calcolatore), per comunicare, per simulare. Impariamo ad utilizzarlo con intelligenza. Educhiamo i nostri bambini a vederlo come un oggetto utile, simpatico, ma sempre meno di un pallone colorato.


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lunedì 28 febbraio 2011

Il senso del tempo

Fiore magico

A volte vorrei essere come i miei figli. Quando c’è luce, è mattina. Quando fa buio, è notte. Il piccolo ieri verso le sei ci hai chiesto “Abbiamo già cenato?”. E la mattina mi chiedono se c’è l’asilo o la scuola, oppure no. Se è sabato, domenica oppure no. Perchè se ci sono io, che solitamente esco prima che si sveglino, allora niente scuola. A volte però ci sono e non è fine settimana, allora chiedono. Noi adulti corriamo ci affrettiamo, diciamo è tardi, dobbiamo andare, sbrigati, e loro perdono minuti a guardare un fiorellino o un ramo troppo alto o una ruspa immobile. Non hanno il senso del tempo, per questo il tempo è nelle loro mani, lo dominano e se tu gli dici “Dai, ti concedo ancora un minuto” loro ti rispondono “No dai mamma, due secondi!”. Hanno la relatività in pugno, il tempo non li invecchia, come invece fa con noi sempre concentrati a correre di qua e di là senza mai andare da nessuna parte davvero. Mi dicono che sono vecchia e ridono se fingo di arrabbiarmi, poi mi chiedono seri cosa voglio fare da grande. Mi domandano quanto anni ho e dopo un minuto lo hanno già dimenticato.


“Nonna I però è vecchia”

“Bè Nonna I si, ha quasi 98 anni”.

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venerdì 11 febbraio 2011

Paperino



“Mamma, ma perchè Paperino parla così che non si capisce nulla?”

“Perchè è un papero”

“Però la sua fidanzata Paperina non parla così”

“Tò hai ragione. Le donne sono sempre avanti!”

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Il piccolo non riesce a camminare mentre parla. E parla molto. Se parla, si ferma. A volte rimane minuti sospeso tra la portiera aperta dell’auto ed il marciapiede, e noi lì in bilico: cadrà? Scenderà? Tornerà dentro? Invece resta lì e parla. Parla. Parla “Mamma, però non lo dovevano INGALERARE, sono stati cattivi” “Mamma ho fatto un sogno bellissimo, c’era una festa” “Mamma da grande mi chiamo Jack Sparrow oppure David Jones”. Stamani parlava, parlava, e lo vedevo lì a 20 cm da terra sul bordo dell’auto, temendo che cadesse. Non mi sono resa conto che il grande, per salutare un’amichetta, non si è accorto della fine del marciapiede ed è rovinato a terra con lo zaino, grattandosi sul cemento. L’ho visto entrare nel lungo corridoio della scuola, di spalle, con quello zaino enorme sulla schiena, e controllavo che non zoppicasse.
E intanto il piccolo parlava ancora.

giovedì 3 febbraio 2011

I bambini sono avanti



“Mamma, cosa fai?”


“Mi depilo le gambe”

“E perchè?”

“Sembro un’OMO. In realtà è una cosa scema che fanno le donne”.

“Io, quando avrò il mio amore, non deve depilarsi. Tanto si vede lo stesso che è una donna, anche quando è vestita, o cià i peli”.
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venerdì 21 gennaio 2011

Prima di nascere

“Mamma, ma quando tu eri piccola, noi dove eraviamo?”


“Eravate un sogno, nel libro dei sogni”

“Eraviamo nella tua pancia e tu avevi una grande pancia anche da piccola”

“Per fare un bambino ci vogliono mamma e babbo, mamma da sola non basta, babbo deve mettere il semino nell’ovulo di mamma”

“Allora ecco perchè Zia Ci non ha figli! Zio A deve mettere il semino!”

“Infatti.”

“Cosa, non ce l’ha ancora messo? Bisognerà dirglielo.”
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lunedì 17 gennaio 2011

Per una virgola Martin perse la cappa

"Mamma, ma esistono gli asili con l'otto vero?"
"Cosa intendi? Con un otto disegnato per terra?"
"No mamma, con l'otto vero!"
"Un otto sul cancello di ingresso?"
"No, l'otto vero, che fanno le verdure e poi le mangiano!"
"Ah, l'orto! Si amore, esistono".
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"Mamma lo sai che all'asilo ci trattano da chiavi?"
"Vi fanno aprire le porte!"
"No, da chiavi!, ci fanno buttare via i bicchierini del caffè"
"Da schiavi! Scusa amore, non avevo capito."
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mercoledì 5 gennaio 2011

La strana storia di O

C’era una volta un bambino molto brutto. Con un nome brutto. Si chiamava O. Aveva il naso a punta come quello di una strega, e grande, storto come un cantuccio di pane. Un naso così brutto che nessuno osava prenderlo in giro. Aveva i capelli brutti, duri come stoppa e gialli come fieno. Così brutti che nessuno osava prenderlo in giro.




Aveva gli occhi grandi brutti e verdi come una bottiglia. Così brutti che nessuno osava prenderlo in giro. Aveva pure un porro nero su una guancia. Così brutto che nessuno osava prenderlo in giro.




Questo bambino di nome O era molto arrabbiato per via del suo aspetto fisico. Si vergognava parecchio a farsi vedere in giro, soprattutto se si trattava di persone nuove o sconosciute. Aveva paura che lo prendessero in giro. In realtà per strada non si curavano molto di lui, oppure qualcuno gli diceva addirittura che era bello. Questo lo faceva vergognare ancora di più, pensava lo dicessero per compassione. Non era neanche bravo. Ovvero non provava a fare nuove attività per vergogna e paura, quindi chissà, magari era anche bravo, ma nell’incertezza pensava di non essere bravo.

O aveva molti amici, anche se non se ne rendeva conto. O viveva nel suo mondo ripiegato su se stesso pensando sempre alla sua bruttezza alla sua incapacità, e vergognandosi molto di tutto ciò, spesso anche arrabbiandosi per questo. Però quando O giocava con i suoi amici e si divertiva non ci pensava, non si vergognava ed era felice.

Un giorno a scuola arrivò una maestra. Noi tutti pensiamo che fosse una fata, anche se sembrava semplicemente una maestra. Entrando in classe, la maestra disse. “O quanti bei bambini!”, ed O si vergognò subito pensando che indicasse lui, invece intendeva tutti i bambini e non solo lui in particolare. “O che bravi bambini!”, ed O si vergognò subito pensando che indicasse lui, invece intendeva tutti i bambini e non solo lui in particolare. La maestra era molto felice di stare con tutti quei bei bimbi. Accarezzò la testa a MarcO, chiuse il bottone del grembiule di SaveriO, sistemò il fiocco di ChiarA e la coda di cavallo di LaurA, allacciò le stringhe di AmedeO, prese un fazzoletto e pulì la faccia di O cancellando quel segno di pennarello nero, aggiustò la gonna di ...Si avete capito bene, O non aveva sulla guancia un porro nero come lui credeva, ma una macchia di pennarello che bastava togliere col fazzoletto. O non aveva i capelli di stoppa, ma dei capelli normali e bellissimi come tutti i bambini, ed un naso regolare e bellissimo come quello di tutti i bambini, e gli occhi brillanti e bellissimi come quelli di tutti i bambini. O era bellissimo e bravissimo come tutti i bambini.

O quasi si arrabbiò nello scoprire quanto fosse bello e bravo come tutti, si arrabbiò per tutte le volte che si era inutilmente arrabbiato e pensò al porro nero ed a come era stato facile toglierlo dalla sua faccia. Si arrabbiò così tanto, che decise di non arrabbiarsi più. O!
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