Dal libretto del Piccolo:
"50/09/2017
I genitori sono pregati di prendere visione dell'offerta formativa sul sito della scuola...."
50/09 ????????
Com'e' dunque il bambino normale? Forse si limita a mangiare, crescere e sorridere dolcemente? No, non e' affatto cosi'. Il bambino normale, se ha confidenza con la madre e il padre, supera davvero se stesso. Col tempo, sperimenta la sua capacita' di provocare scompiglio, distruggere, spaventare, logorare, devastare, ingannare e trafugare...
All'inizio, ha un assoluto bisogno di vivere in un ambiente pieno d'amore e di forza (e quindi di tolleranza) - altrimenti avra' troppa paura dei suoi stessi pensieri e delle sue fantasie per progredire nel suo sviluppo emotivo.
Donald Winnicott
All'inizio, ha un assoluto bisogno di vivere in un ambiente pieno d'amore e di forza (e quindi di tolleranza) - altrimenti avra' troppa paura dei suoi stessi pensieri e delle sue fantasie per progredire nel suo sviluppo emotivo.
Donald Winnicott
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sabato 16 settembre 2017
giovedì 15 giugno 2017
Figli tredicenni crescono
"Amore ti puzza l'ascella!"
"Mamma, ma cosa dici?!?"
"Si amore sai di cipollina"
"Uffa mamma, rompi"
"Mamma, ma cosa dici?!?"
"Si amore sai di cipollina"
"Uffa mamma, rompi"
lunedì 20 marzo 2017
Considerazioni della domenica mattina
Domenica mattina, ore 8,20 e siamo ancora a letto.
Grande "Mamma che ore sono?"
Io "Le 8,20. Dormi è presto"
Grande "E' presto perchè è domenica. Se era lunedì era tardi"
Grande "Mamma che ore sono?"
Io "Le 8,20. Dormi è presto"
Grande "E' presto perchè è domenica. Se era lunedì era tardi"
lunedì 23 gennaio 2017
I consigli dell'estetista familiare
Piccolo: "Mamma ti voglio tanto bene"
E' mattina ed il Piccolo è in vena di coccole, mi viene in collo mi carezza e mi guarda negli occhi. Io mi sento come la protagonista della pubblicità degli "Abbracci" del Mulino B.
Il Piccolo continua: "Mamma come sei bella"
"Grazie amore"
"Però stai invecchiando, si vedono le rughe. Potresti usare la crema viso a base di bava di lumaca"
E' mattina ed il Piccolo è in vena di coccole, mi viene in collo mi carezza e mi guarda negli occhi. Io mi sento come la protagonista della pubblicità degli "Abbracci" del Mulino B.
Il Piccolo continua: "Mamma come sei bella"
"Grazie amore"
"Però stai invecchiando, si vedono le rughe. Potresti usare la crema viso a base di bava di lumaca"
giovedì 5 maggio 2011
Festa di primavera alla ludoteca
Alla festa di primavera alla ludoteca, i bambini hanno colorato disegni, pitturato la pasta di sale e fatto composizioni di Vinavil. Li ho visti leccare col ditino i granelli di sale e pittura caduti sul tavolo di lavoro, mentre i genitori si impegnavano alacremente a pulire le mani con salviette umidificate, fazzoletti, sapone a secco. Li ho visti mangiare soddisfatti una merenda tutti insieme, assaporando cose che mai avrebbero assaggiato a casa. Dove ti dicono “Mamma, è più buono il purè della scuola”. E tu che ti sei impegnata a usare le patate vere, passarle, eliminare i grumi, aggiungere latte e burro.
In effetti, in compagnia sono buoni anche i sassi.
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In effetti, in compagnia sono buoni anche i sassi.
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venerdì 29 aprile 2011
Canta balla bolle
Se vi capita, in Toscana, di poter assistere ad uno spettacolo "Canta balla bolle" andateci, questi ragazzi sono davvero bravi e vi faranno passare una o due ore divertendovi.
Da parte di mia mamma abbiamo molti parenti pittori, ed anche mio babbo disegnava molti anni fa, con buoni risultati devo dire. Ci fu un periodo in cui si dedicò alla poesia, ma suppongo che le risate mie e di mia sorella, che come tutti i figli eravamo impietose, lo dissuasero. Mai farsi abbattere dai commenti dei figli, anche se alla fine hanno sempre ragione. Un giorno, ero bambina, ricopiai da una rivista una figura femminile. Venne per caso a trovarci uno zio di mia mamma pittore, che si propose di aiutarmi a colorare la mia donnina con ombrello. Cominciò ad usare colori fantasiosi a macchie, a impressione, la faccia era rosa fuxia e l’ombrello giallo, senza nessun rispetto dell’originale nella rivista. Ringraziai, ero già educata, e ripresi il mio foglio, convinta che in realtà avesse rovinato il mio disegno, venuto così bene quando era ancora in bianco e nero.
Adesso capisco. L’artista crea e rivoluziona, nel suo piccolo inventa. Ma per un bambino tutto è reale e realistico, ed anche una fata deve avere la faccia rosa come una donna vera.
Ho disegnato una balena gialla. I miei bimbi stavano disegnando altri pesci e meduse, mi hanno guardata: “Mamma, la balena non è gialla, è grigia, al massimo azzurra”.
“A me piaceva gialla”
Hanno ignorato la mia balena gialla e appeso alla finestra i loro pesci blu. In un sogno, se reale, le balene non sono gialle.
lunedì 28 febbraio 2011
Il senso del tempo
Fiore magico
A volte vorrei essere come i miei figli. Quando c’è luce, è mattina. Quando fa buio, è notte. Il piccolo ieri verso le sei ci hai chiesto “Abbiamo già cenato?”. E la mattina mi chiedono se c’è l’asilo o la scuola, oppure no. Se è sabato, domenica oppure no. Perchè se ci sono io, che solitamente esco prima che si sveglino, allora niente scuola. A volte però ci sono e non è fine settimana, allora chiedono. Noi adulti corriamo ci affrettiamo, diciamo è tardi, dobbiamo andare, sbrigati, e loro perdono minuti a guardare un fiorellino o un ramo troppo alto o una ruspa immobile. Non hanno il senso del tempo, per questo il tempo è nelle loro mani, lo dominano e se tu gli dici “Dai, ti concedo ancora un minuto” loro ti rispondono “No dai mamma, due secondi!”. Hanno la relatività in pugno, il tempo non li invecchia, come invece fa con noi sempre concentrati a correre di qua e di là senza mai andare da nessuna parte davvero. Mi dicono che sono vecchia e ridono se fingo di arrabbiarmi, poi mi chiedono seri cosa voglio fare da grande. Mi domandano quanto anni ho e dopo un minuto lo hanno già dimenticato.
“Nonna I però è vecchia”
“Bè Nonna I si, ha quasi 98 anni”.
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A volte vorrei essere come i miei figli. Quando c’è luce, è mattina. Quando fa buio, è notte. Il piccolo ieri verso le sei ci hai chiesto “Abbiamo già cenato?”. E la mattina mi chiedono se c’è l’asilo o la scuola, oppure no. Se è sabato, domenica oppure no. Perchè se ci sono io, che solitamente esco prima che si sveglino, allora niente scuola. A volte però ci sono e non è fine settimana, allora chiedono. Noi adulti corriamo ci affrettiamo, diciamo è tardi, dobbiamo andare, sbrigati, e loro perdono minuti a guardare un fiorellino o un ramo troppo alto o una ruspa immobile. Non hanno il senso del tempo, per questo il tempo è nelle loro mani, lo dominano e se tu gli dici “Dai, ti concedo ancora un minuto” loro ti rispondono “No dai mamma, due secondi!”. Hanno la relatività in pugno, il tempo non li invecchia, come invece fa con noi sempre concentrati a correre di qua e di là senza mai andare da nessuna parte davvero. Mi dicono che sono vecchia e ridono se fingo di arrabbiarmi, poi mi chiedono seri cosa voglio fare da grande. Mi domandano quanto anni ho e dopo un minuto lo hanno già dimenticato.
“Nonna I però è vecchia”
“Bè Nonna I si, ha quasi 98 anni”.
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giovedì 30 dicembre 2010
L'alternanza
Adesso andiamo in alternanza, quando uno ha la febbre non ce l'ha altro, e viceversa. Speriamo di uscirne domani. Nel frattempo si è rotto l'umidificatore, ed il lettore DVD. Per fortuna marito ha riparato il lettore, e possiamo goderci qualche cartone di relax. Il grande ha un sacco di compiti, ed il piccolo annoiato dalla lunga permanenza in casa pensa bene di cancellarli appena lui li ha conclusi. Abbiamo sovrasfruttato i giochi da tavolo come UNO, Otto il maialotto che fa il Botto e Minotauro della Lego. Siamo passati ai puzzle ed ai disegni. Babbo Natale, potevi anche portarci un po' di guarigione sotto l'albero invece di questo virus corazzato?
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mercoledì 29 dicembre 2010
Effetto a catena
Ovviamente se uno dei tuoi figli ha la febbre, il secondo se la prende di conseguenza, e così il terzo se ne hai tre, il quarto e così via. Ovviamente succede nei giorni in cui sei in ferie ed hai programmato varie attività, visite agli amici, inviti, ecc... Annulli tutto, ti chiudi in casa, ed ingoi la chiave. La tua giornata è cadenzata da aerosol, antibiotico, pranzi, merende. Man mano che passano i giorni i tuoi figli sono noiosi 39 anche se hanno 37, ed anche tu non ne puoi davvero più. Devi solo aspettare. Probabilmente passeremo anche Capodanno a casa, ma potremo comunque festeggiarlo in differita come Fantozzi. Con tanto di orchestra e trenino.
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venerdì 29 ottobre 2010
Tutti pronti per Aulin
Mio figlio piccolo la chiama la festa di Aulin, per cui da festival dell’orrore si è trasformata in casa nostra in festival analgesico. Preparativi per Aulin: far disegnare ai bimbi alcune immagini a tema, tipo un pipistrello, un fantasma, una zucca, un ombrello (scelta del grande) e dei limoni (scelta del piccolo, azzeccatissimi per Aulin), colorarli, ritagliarli ed incollarli ad un nastro. Appendere poi il tutto fuori alla porta di casa, per spaventare i vicini. Appendere un fantasma di cartone alla finestra che dà sulla strada. Prendere una zucca, svuotarla da sopra, scavare occhi e bocca e metterci dentro una candela. Poggiare tutto sul pianerottolo. Questo è ancora da fare, visto che temiamo che la zucca si ammosci o puzzi, se svuotata troppo presto.
Io e mio marito abbiamo comprato e nascosto 4 mega pacchi di caramelle per i bimbi che verranno a trovarci. Non sappiamo come organizzarci con lo scherzetto, visto che quando i miei bimbi hanno visto l’occhio ed il dito sanguinolenti di plastica sul piatto della bimba che vive accanto a noi si sono spaventati. Non vorrei che lo scherzetto se lo facessero da soli. Inoltre temo che il grande, che è timido, non osi suonare alle porte di sconosciuti per chiedere caramelle. Quindi la parte focale della festa di Aulin, quella del “dolcetto o scherzetto”, è ancora in fase di elaborazione. Se restiamo tutta la sera a casa, va bene lo stesso; qualcuno deve pur rimanere ad aprire la porta, no?
mercoledì 29 settembre 2010
Evidenti diversità
Astronave
Stamani ho portato i bimbi a scuola ed alla materna. Di solito invece li vado a prendere. Sembravo una locomotiva con rimorchio. Io il treno, loro il rimorchio. Ho seriamente pensato di comprargli le scarpe con le ruote, attaccarli alla cintura e portarli veloce all’ingresso dell’edificio scolastico. Soprattutto al piccolo, che indugia sui fiorellini, le bacche d’alloro e le lumache infreddolite. Mi sono fatta largo tra un agglomerato di genitori coi loro bimbi, assiepati di fronte all’ingresso a parlare, disinteressati al prescuola. Noi invece si. Noi aderiamo e paghiamo per il prescuola. Spingo il portone a spinta, saluto, lascio il grande, lo bacio, mi proietto col piccolo verso l’uscita, e osservo gli altri risalire paciosamente lo stradone verso la scuola, con il loro passo dell’obeso (anche senza essere obesi) e la camminata quasi stanca. Quelli che lavorano no, non li vedi, passano veloci come Beep Beep inseguiti dal Coyote. Lancio il piccolo nell’aula della scuola materna, poi mi pento, rientro, lo ribacio, salgo in macchina e mi appresto a percorrere 32 Km per andare al lavoro.
A proposito, Buongiorno.
martedì 15 giugno 2010
I miei figli e mia nonna
Mamma annega arriva babbo e la salva
I bambini sono curiosi. Mia nonna ha molte cicatrici e molti anni. I bambini fanno domande.
“Cos’è questa?” Indicando un ginocchio.
“Sono caduta un giorno in salotto e mi sono rotta un ginocchio”. Io ero piccola e me lo ricordo. Vivevamo in una casa enorme sui canali della Venezia livornese, andavo in bici in corridoio ed in salotto tenevamo un canotto gonfiato con i remi a bordo. Forse cadde lì. E aspettò come ha sempre saputo fare, magari brontolando ed imprecando, ma aspettò che tornassimo a casa. Un’operazione e 14 punti.
“E qui?” puntando ad una lunga cicatrice sulla gamba.
“Mi ha investito quella malidetta, ed ora ho una placca di ferro mentre sul calcagno ho un chiodo”.
I bimbi ridono. Mia nonna si ricorda della grande cicatrice sulla pancia. Non si vergogna, se aveva poco pudore da giovane adesso ne ha anche meno. Si tira su il vestito e mostra una pancia bianca e tonda con una lunga riga. “M’hanno votata!”, esclama, che sembrerebbero le elezioni, invece vuole intendere che l’hanno vuotata degli organi riproduttivi. Si butta giù il vestito e continua “Insomma mi hanno levato tutto”. I bimbi sono esterrefatti e ridono, guardano mia nonna come un trofeo da esporre, sono così sorpresi che non sanno quale domanda fare per prima.
Sono convinta che se potessero la porterebbero al loro asilo e mostrerebbero agli amichetti questa bisnonna sopravvissuta a così tanti tagli. Ed a due guerre.
venerdì 2 aprile 2010
Recita in costume

Mamma in mutande, dopo le ho disegnato il vestito a righe
Ci risiamo. Devo preparare la maschera da castoro per la recita di fine anno del piccolo. Il fatto è che ho poco tempo e troppa fantasia. Ed ogni volta alle recite è tutto uno sfavillio di costumi da sartoria, antenne di fata che sembrano comprate al mercatino di Trilly, code di scoiattolo che paiono muoversi. Poi arrivano i miei bimbi, con le antenne di grillo fatte col filo da stendere e gli elastici per capelli, o il vestito da nano di Biancaneve che pare più un sacco di pannolenci verde. Magari col tempo apprezzeranno le doti di una mamma così piena di idee e così incapace a cucirle. Fossero disegni, magari. Invece no, mi si richiedono doti di sartoria. Basta, gli disegno due denti sulla bazza, gli cucio una coda di polistirolo marrone al culetto e lo vesto di marrone. Al più sembrerà una cacca che morde.
martedì 23 marzo 2010
Dolori di crescita

“Che cosa volete fare da grandi?”
“Il papà”, mi risponde il grande con uno sguardo dolce.
“E tu?” chiedo al piccolo, che mi risponde con importanza:
“Io da grande voglio fare la spaccata.”
Il piccolo ha i dolori di crescita. Spesso alla sera piange lamentando un dolore alle gambe. Queste non dimostrano particolarità estetiche, né rossore né gonfiore. Eppure il piccolo, alimentato anche da una buona dose di stanchezza, piange e dice di far fatica a camminare. C’è da dire che è anche un po’ pigro, ed è quindi difficile capire dove finisce il dolore ed inizia l’esagerazione, la voglia di coccole, il bisogno di riposarsi e dormire. Noi lo assecondiamo, il pediatra ci ha prescritto delle goccioline di Protovit che usavamo anche quando i bimbi erano neonati. Due al giorno, praticamente niente, da dargli con grande enfasi ed attenzione al suo malessere, rendendolo partecipe alla cura. Lui sceglie quando, si prende un bicchiere con un poco di acqua, versa le goccine gialle e maleodoranti e beve. Probabilmente l’effetto placebo dovrebbe accompagnare quello delle vitamine.
Ieri sera ha pianto moltissimo, ed anche durante la notte si è lamentato. Abbiamo massaggiato le gambe con un po’ di Reparil Gel e messo dei fazzoletti a mo’ di benda, visto che lui ci aveva chiesto una fasciatura.
Direi che adesso siamo a posto. Possiamo iniziare ad allenarci per la spaccata.
venerdì 19 febbraio 2010
Trasferimento

Io e mio fratello giochiamo a palla, babbo e' sul prato, mamma e' a casa con la febbre, arrivano i nuvoloni
Quando decidemmo di trasferirci da Genova a Livorno, e ne parlammo ai bimbi, il piu’ grande che allora aveva quasi cinque anni fu subito perplesso. La sua indole riservata e poco incline ai cambiamenti lo porto’ a sospettare qualcosa di difficile da gestire. Man mano che la cosa si stava concretizzando, ci fu un suo colpo di coda “Non voglio, voglio restare in questo asilo con queste maestre e questi amici, voglio restare in questa casa, facciamo cosi’ non andiamo restiamo qui”. Alla fine io avevo le stesse perplessita’, lasciare un cammino assodato da anni mi metteva ansia. Il servizio scolastico genovese metteva a disposizione una psicologa per il nido e la materna, a cui mi rivolsi. Lei mi rassicuro’, sarebbe andato tutto bene, stavamo traslocando in un posto noto e scaldato dall’affetto di nonni zii e cuginetti. Io non avrei perso il lavoro per questo, cosa che invece spesso succede alle madri che seguono la carriera professionale dei mariti, ripercuotendosi a suo avviso sulla serenita’ delle mamme stesse e quindi dei figli. I bambini non avrebbero visto la casa smantellata e Genova sarebbe comunque rimasto un luogo in cui era possibile tornare, ogni tanto, a far visita ad amici e rivedere luoghi.
In parte aveva ragione, in parte aveva torto. Ci abbiamo messo quasi un anno a ritrovare un certo equilibro, a ristabilire i nostri passi e settare le nostre abitudini. Ad avere una casa nostra, che sentiamo nido. Il piccino, che all’epoca del trasferimento aveva appena tre anni, si e’ dimenticato presto di molte cose, lasciando solo quelle che noi manteniamo vive, come gli amici che talvolta rivediamo. Si e’ abituato presto al nuovo regime, alle coccole dei nonni, ai nuovi amichetti. Il grande ci ha messo di piu’. Ovviamente ha reagito in modo diverso allo stesso evento, ed anche oggi talvolta mi ricorda l’”asilo vecchio, la casa vecchia, gli amici”. A volte e’ un efficace ricatto per i suoi malumori, ha capito che colpisce nel segno. Per un po’ e’ stata per lui una vera sofferenza.
Non e’ vero che i bambini piccoli non patiscono i trasferimenti. Sono abitudinari, si affezionanao, e dipende molto dalla personalita’ di ognuno. I traslochi vanno sempre considerati con attenzione guardando ai nostri figli, alle loro esigenze, alla loro personalita’.
giovedì 28 gennaio 2010
Sensi di colpa

Superman ammazza i cattivi. Hulk, l'uomo invisibile e l'uomo di fuoco.
Le madri che lavorano sono tormentate dai sensi di colpa. Hanno paura di dedicare troppo poco tempo ai loro figli. Appena li vedono vorrebbero recuperare il resto delle ore della giornata, e cercano di dare il massimo. In questo tentativo estremo si trovano comunque di fronte ad altre esigenze pratiche da cui non possono sfuggire: preparare i pranzi, lavare i panni, pulire la casa. Ovviamente in tutto questo da fare vengono aiutate anche dai mariti, che sono comunque maggiormante autorizzati di loro a fare tardi al lavoro, e a delegare completamente alle madri la parte organizzativa e gestionale. Le mamme hanno anche sensi di colpa al lavoro; non riescono a dedicarvisi piu’ come prima, o almeno si sentono in affanno. Questo permette ai loro manager di sottovalutarle. Senza menzionare direttamente la maternita’, un manager si sente autorizzato a concedere meno aumenti e meno avanzamenti rispetto ad un dipendente di pari valore perche’ la donna prende piu’ permessi, e’ meno presente, e’ meno affidabile. Bene, in tutto questo ci sentiamo “strippate”, e spesso chiediamo aiuto ai nonni e alle baby sitter. Che si inseriscono in modo importante nella vita e nell’educazione dei nostri figli. Se poi guardiamo ai figli delle mamme casalinghe, li vediamo educati in modo migliore e meno stressati. Pensiamo che sia perche’ sentono una sola voce importante nel loro processo educativo, quella della mamma, che corre di meno, ha piu’ tempo per loro, e’ piu’ coerente. Forse e’ solo il riflesso di tutti i nostri sensi di colpa, che ci frega. E loro, i bimbi, se ne accorgono. Quando i miei figli mi chiedono di andarli a prendere all’asilo alle due “come il mio amico Matteo”, io so che non posso e mi sento in colpa. D’altronde la mamma di Matteo non lavora, io si. Non posso decidere liberamente se andare o meno, piu’ semplicemente cosi’ presto non posso.
Il tempo tiranno. Ci sforziamo di trasmettere ai bimbi la nostra ansia dell’orario, ma loro non sanno neanche che ore sono, per fortuna, e sono capaci dopo il pisolino del pomeriggio di chiederti la colazione perche’ pensano sia mattina. Eppure gli ripetiamo spesso “E’ tardi”, “Dobbiamo andare”, “E’ tempo di andare a scuola”. Non sanno neanche cosa voglia dire “e’ tardi”, e poi tardi per cosa?, mentre noi vorremmo propinargli il cibo con l’imbuto e vestirli mentre mangiano per fare prima. “Ma domani andiamo all’asilo?” “Si” “E dopodomani” “Si” “E dopodomani”, Dire due volte dopodomani vuol dire tra tre giorni, che e’ gia’ un concetto difficile per loro. E tu fai i conti per rispondere logicamente “Mercoledi’, Giovedi’, Venerdi’...”. Sabato non si va all’asilo. “Ah, e oggi e’ sabato?” “No, infatti vai a scuola”. “Mi vieni a prendere alle due?”. E tu mamma sprofondi. Tieni un piccolo per mano, due piccoli, corri per fare presto, essere presto al lavoro, uscire presto per raggiungerli, hai il fiatone, ed anche i sensi di colpa.
Per fortuna qualcuno ha parlato di qualita’ del tempo. Offrendo un bel paracadute a noi mamme: piu’ che quanto tempo trascorriamo con i nostri figli, e’ importante come lo trascorriamo con loro, ovvero e’ importante dedicare ai figli del tempo di qualita’. Anche mezz’ora, purche’ sia per loro, parlando con loro, giocando con loro, senza pensare ad altro o fare altro in quel momento.
“Mamma, ma ora e’ notte?”
“No, e’ solo pomeriggio.”
“Mamma, ma se vivessi a Milano come farei ad arrivare in tempo all’asilo?”
“Mamma, ma e’ vero che quando da noi e’ mattina in Canada e’ notte?”
“Si”
Bell’idea, potrei sfruttare il fuso orario...
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