
Superman ammazza i cattivi. Hulk, l'uomo invisibile e l'uomo di fuoco.
Le madri che lavorano sono tormentate dai sensi di colpa. Hanno paura di dedicare troppo poco tempo ai loro figli. Appena li vedono vorrebbero recuperare il resto delle ore della giornata, e cercano di dare il massimo. In questo tentativo estremo si trovano comunque di fronte ad altre esigenze pratiche da cui non possono sfuggire: preparare i pranzi, lavare i panni, pulire la casa. Ovviamente in tutto questo da fare vengono aiutate anche dai mariti, che sono comunque maggiormante autorizzati di loro a fare tardi al lavoro, e a delegare completamente alle madri la parte organizzativa e gestionale. Le mamme hanno anche sensi di colpa al lavoro; non riescono a dedicarvisi piu’ come prima, o almeno si sentono in affanno. Questo permette ai loro manager di sottovalutarle. Senza menzionare direttamente la maternita’, un manager si sente autorizzato a concedere meno aumenti e meno avanzamenti rispetto ad un dipendente di pari valore perche’ la donna prende piu’ permessi, e’ meno presente, e’ meno affidabile. Bene, in tutto questo ci sentiamo “strippate”, e spesso chiediamo aiuto ai nonni e alle baby sitter. Che si inseriscono in modo importante nella vita e nell’educazione dei nostri figli. Se poi guardiamo ai figli delle mamme casalinghe, li vediamo educati in modo migliore e meno stressati. Pensiamo che sia perche’ sentono una sola voce importante nel loro processo educativo, quella della mamma, che corre di meno, ha piu’ tempo per loro, e’ piu’ coerente. Forse e’ solo il riflesso di tutti i nostri sensi di colpa, che ci frega. E loro, i bimbi, se ne accorgono. Quando i miei figli mi chiedono di andarli a prendere all’asilo alle due “come il mio amico Matteo”, io so che non posso e mi sento in colpa. D’altronde la mamma di Matteo non lavora, io si. Non posso decidere liberamente se andare o meno, piu’ semplicemente cosi’ presto non posso.
Il tempo tiranno. Ci sforziamo di trasmettere ai bimbi la nostra ansia dell’orario, ma loro non sanno neanche che ore sono, per fortuna, e sono capaci dopo il pisolino del pomeriggio di chiederti la colazione perche’ pensano sia mattina. Eppure gli ripetiamo spesso “E’ tardi”, “Dobbiamo andare”, “E’ tempo di andare a scuola”. Non sanno neanche cosa voglia dire “e’ tardi”, e poi tardi per cosa?, mentre noi vorremmo propinargli il cibo con l’imbuto e vestirli mentre mangiano per fare prima. “Ma domani andiamo all’asilo?” “Si” “E dopodomani” “Si” “E dopodomani”, Dire due volte dopodomani vuol dire tra tre giorni, che e’ gia’ un concetto difficile per loro. E tu fai i conti per rispondere logicamente “Mercoledi’, Giovedi’, Venerdi’...”. Sabato non si va all’asilo. “Ah, e oggi e’ sabato?” “No, infatti vai a scuola”. “Mi vieni a prendere alle due?”. E tu mamma sprofondi. Tieni un piccolo per mano, due piccoli, corri per fare presto, essere presto al lavoro, uscire presto per raggiungerli, hai il fiatone, ed anche i sensi di colpa.
Per fortuna qualcuno ha parlato di qualita’ del tempo. Offrendo un bel paracadute a noi mamme: piu’ che quanto tempo trascorriamo con i nostri figli, e’ importante come lo trascorriamo con loro, ovvero e’ importante dedicare ai figli del tempo di qualita’. Anche mezz’ora, purche’ sia per loro, parlando con loro, giocando con loro, senza pensare ad altro o fare altro in quel momento.
“Mamma, ma ora e’ notte?”
“No, e’ solo pomeriggio.”
“Mamma, ma se vivessi a Milano come farei ad arrivare in tempo all’asilo?”
“Mamma, ma e’ vero che quando da noi e’ mattina in Canada e’ notte?”
“Si”
Bell’idea, potrei sfruttare il fuso orario...